Rock poetry by Sf: Viva la vida

Rock poetry by Sf: Viva la vida

 

 

Prima della “deriva” pop, prima del “glamour”, prima di diventare idoli degli adolescenti (senza offesa), quando già riempiono gli stadi, ma con una dose di sana ambizione, i Coldplay rendono omaggio a due tra le opere d’arte più potentemente simboliche della storia. Lontane tra loro nel tempo, nello spazio, in stile e genere. Eppure.

Una la mettono in copertina (e nel video).

“La libertà che guida il popolo”. La celebrazione di Delacroix delle “tre gloriose giornate” (27-29 luglio 1830) in cui i parigini insorgono contro i provvedimenti liberticidi del re e del suo reazionario governo.
Nel dipinto (e nell’album) esplode un’idea romantica della rivoluzione: l’esaltante convinzione che la lotta di tutte le classi oppresse, unite, possa cambiare il mondo. (certo, lo fecero allora i parigini, anche a prezzo della vita, in un’epoca in cui la rassegnazione ai soprusi non era contemplata).

L’altra la mettono nella prima parte del titolo.

L’ultimo dipinto di Frida Kahlo.
Cocomeri succosi e rossi, talmente belli da sentirne il profumo, il sapore. Pronti per i morsi, i sorrisi, il piacere. E quella frase, incisa nella polpa, uno sberleffo, come fare le boccacce alla morte, per una che ha una gamba sola, dolore in ogni parte del corpo, e ancora otto giorni: “Viva la vida”.

All’interno, nel brano, i Coldplay costruiscono un testo grondante mito, storia, religione e terrore. Che è anche, banalmente un testo sul fascino irresistibile delle rivoluzioni, sul potere, la giovinezza, la vecchiaia, l’incapacità, la caduta, la morte.

 

                                                                     

Un tempo dominavo il mondo
i mari si alzavano al mio comando
Ora la mattina dormo solo
spazzo le strade che un giorno possedevo

Un tempo lanciavo il dado
sentivo la paura negli occhi del nemico
ascoltavo la folla cantare
Il vecchio re è morto! Lunga vita al re!”
Un attimo prima tenevo la chiave
l’attimo dopo tutti i muri si chiudevano su di me
E ho scoperto che il mio castello si ergeva
su statue di sale
pilastri di sabbia

Sento le campane di Gerusalenne suonare
i cori della cavalleria romana cantare
Siate il mio specchio, la mia spada e il mio scudo
i miei missionari in un campo straniero
Per qualche ragione che non riesco a spiegare
una volta andato
non ci sarà più
mai più un mondo onesto
e questo era quando
dominavo il mondo

E’ stato un vento fortissimo e selvaggio
ad abbattere le porte per farmi entrare
finestre distrutte e il suono dei tamburi
la gente non poteva credere a quello che ero diventato
I rivoluzionari aspettavano
di ottenere la mia testa
su un piatto d’argento
un pupazzo tenuto da un solo filo
Chi vorrebbe davvero essere re?

Sento le campane di Gerusalemme suonare
i cori della cavalleria romana cantare
Siate il mio specchio, la mia spada e il mio scudo
i miei missionari in un campo straniero
Per qualche ragione che non riesco a spiegare
so che San Pietro non pronuncerà il mio nome
mai un mondo onesto
ma questo era quando
dominavo il mondo

“Viva la Vida”
Coldplay – dall’album “Viva la vida o la morte e tutti i suoi amici”

 

in apertura Daniela Delia, “Che culo!”

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