Rock Poetry by SF: Lou e Laurie.
Questa Lou l’aveva scritta tanto tempo prima di Laurie. Pare l’idea fosse venuta da una frase di Nico – che poi la cantò, con quella sua voce calda che sembrava trascinata a forza fuori dalla gola, nel primo album dei Velvet Undeground. Quando Nico aveva preso la suo voce e la sua bellezza e se ne era andata, Lou aveva continuato a cantarla.
Poi era venuta Laurie, la sua copia speculare.
Poeti, musicisti, intellettuali, performer, sperimentatori colti. Lou con i ricci neri come gli eterni occhiali, le magliette, i pantaloni attillati e un’espressione seria e beffarda sul volto – Laurie con i capelli corti sparati in ogni direzione, a sfidare la forza di gravità, gli occhi grandi e luminosi, lo sguardo sbarazzino e quel sorriso ampio che accentuava le grandi fossette sulle guance.
Avevano deciso di non lasciarsi più. Così hanno fatto, fino alla fine, fino a quando le rughe non si erano impadronite dei volti e il tempo non aveva svuotato le labbra di Lou e lui era morto dolcemente tra le sue braccia – e lei si era ritrovata sola, con il pensiero della sublime fortuna di averlo conosciuto e di averlo tenuto per ventuno anni, e la tristezza di averlo dovuto lasciare andare perché niente, neppure l’amore, salva i nostri corpi dalla morte.
I’ll be your mirror – Lou Reed
Sarò il tuo specchio
rifletterò ciò che sei, in caso tu non lo sappia
sarò il vento, la pioggia e il tramonto
La luce sulla tua porta
per mostrare che sei a casa
Quando pensi la notte sia scesa sulla tua mente
e nel profondo ti vedi contorto e ostile
lascia che rimanga
per mostrarti quanto tu sia cieco
Abbassa le mani ti prego
perché io ti veda
E’ difficile credere
che tu non sappia
quanto sei meraviglioso
Ma se proprio è così,
fammi essere i tuoi occhi
una mano nel buio, così da non avere più paura