Rubrica tre pregi e un difetto a cura di Rita Galbucci. Su “Vietato aggrapparsi ai sogni” di Natalia Bondarenko.
Per il numero di Giugno, ho scelto Natalia Bondarenko con la sua raccolta “Vietato aggrapparsi ai sogni” Guarnerio Editore.
La scrittura di Natalia Bondarenko porta in sé un poco di magia. E’ parola asciutta, alchimia personalissima che produce poesia intensa con mano che si ritrae dietro un’ironia spesso amara. I versi sono costruiti su geometrie solide, quadrate eppure c’è luce e fantasia. Il linguaggio si amalgama e si stempera inevitabilmente nella traduzione, pur essendo perfetto l’italiano dell’autrice, e crea immagini originali da cui la poesia scaturisce come valore autonomo quasi a prescindere dalla parola stessa . Ci fanno dono delle loro note di lettura Flavio Almerighi e Edmondo Busiani. R.G.
su “Vietato aggrapparsi ai sogni” di Natalia Bondarenko, Guarnerio Ed. 2014.
- Flavio Almerighi:
Tre pregi
- La poesia di Natalia Bondarenko, può sembrare banale sottolinearlo, ma secondo me va fatto, è poesia composta (e pensata) in italiano da un’autrice non di madrelingua italiana. Denota la piena padronanza e la piena adeguatezza alla lingua “ospite” della poetica di questa ottima autrice, già letta e apprezzata in precedenza. Solo con una piena padronanza della lingua sono possibili a un’autrice ispirata versi come questi sotto.
Potrei prenderti così, come ti ho trovato,
sporco di pallonate prese in pieno petto,
lavarti e centrifugarti per bene,
stendendoti al sole
(nella speranza che splenda).
- Una poetica che bada al sodo, eminentemente autobiografica, spesso rivolta a un interlocutore. Ricorre spesso il caffè, ricorrono spesso momenti di rapporti non proprio semplici con l’altra metà del cielo, la Bondarenko riesce comunque, pur esponendosi al rischio, a non essere monocorde e autoreferenziale
Alcuni versi però che avrei dovuto scrivere,
si sono persi per strada,
alcuni spazi vuoti sono diventati la mia prigione.
la poesia si adegua in fretta
a qualsiasi cerimonia,
a qualsiasi convenienza,
- Questa no, resiste, si caratterizza è intransigente, si identifica indissolubilmente all’autrice che ne fa la propria portavoce, i propri marchi a fuoco nel bene e nel male, il proprio divertimento, la propria autoironia e ironia stessa verso un genere maschile che non sempre ne esce bene
Un difetto
Nei territori ampi di un’antologia, non so con quale criterio siano stati scelti i brani, se si tratti o no di un’autoantologia, spesso ci si può perdere, nello specifico disperdere.
- Edmondo Busani:
Natalia Bondarenko propone trepide emozioni, tra la domesticità della durata e lampi di memoria, legate da un fondo di amarezza come deve essere una cortese tazza di caffè fragrante. A tale proposito si dovrebbe aprire un intero paragrafo per cogliere la sottigliezza con cui la poetessa gioca con questa glossa: sembra di ritrovare intatto l’ironia di alcuni poeti che diedero lustro all’età di mezzo, nella Palmira del Nord! (si veda la poesia a pag. 54)
Oggetti e situazioni di vita domestica – intendendo l’aggettivazione come un equivalente del tedesco Heimat, il focolare dei sentimenti – e di vibrazioni sono necessarie per avere una dimensione e cancellare dalla mente quel verso solitario: “Sono un punto/ di domanda ” che chiude la poesia a pag. 28, la cui testualità richiama un attimo di sbilenca avanguardia, un gioco geometrico, un’acme.
Il linguaggio moderno è lo schermo che protegge le riflessioni, mentre la memoria discreta annoda il passato al presente con riverberi dai colori delicati ma decisi.
Trovare una dimensione è un pregio in una società che nella propria liquidità tutto assorbe e confonde.
La delicata emozione s’illumina e trova il giusto equilibrio tra asprezza e dolcezza nei versi della poesia a mia madre, a pag. 29. La poesia presenta tracce liriche smaglianti, di una fragranza legata a luoghi perduti, mentre l’eco della poesia è cantilena sofferente, forse un’invocazione: “Vorrei essere lì, dove la bufera di neve/ è meno fastidiosa della tua non-presenza, dove/ al risveglio il colore bianco/ consuma gli occhi” . Consumare gli occhi per cercare la propria Verità che è sempre una ferita bruciante. Non è mai facile cantare il proprio smarrimento sentimentale nel gioco apparente del Presente assente e dell’Assente presente mantenendo un linguaggio asciutto, fino alla spigolosità, ma dolce, suasivo che porta con sé i simboli della nostalgia!
Nei testi proposti ho colto un raggio di luce algida, chiara, chiarissima come solo le albe delle terre dell’Europa orientale posso offrire. Un’offerta alla vita mentre la malinconia affiora nelle immagini affidate alla memoria, che si confronta con ciò che si trasforma, o forse non è quel che sembra: “ Mi hai creduto pazza/ sentirmi parlare a voce alta e ridere/ ballando sull’asfalto bagnato dalla pioggia/ appena atterrata / [… ] Era la mia ombra.” – Pag. 39 –
L’ordito dei versi armonizza i legami vissuti; la dominante è la tenerezza per un’altra presenza mutevole che è sostenuta da un simbolismo surreale: “ lo spaghetto mangerà/ l’uomo, quando le tazze/ diventeranno piatte e mi basterà/ l’acqua del rubinetto/ per ubriacarti del nostro amore” – pag. 55 – oppure “quando i calzini della nonna parlano d’amore e/ il pigiama fa il verso dell’orsacchiotto/ stretto con forza contro il petto”. – pag. 72 –
La leggerezza con cui è disegnato l’amore è un altro elemento del florilegio poetico dove il sentimento umano più degno è indicato con la parola più usata, forse abusata, ma non è il caso di Natalia Bondarenko!
Altri motivi s’incontrano: il rapporto tra una moderna superficialità e una sensibilità interiore, che si scontra con morfologie scombinate e nervose, mentre i versi poetici mettono la sordina.
Chiedersi se la raccolta presenti difetti, sarebbe ingeneroso, anche se… l’incantamento del moi poétique dovrebbe essere liberato dalle parentesi per lasciare scorrere la voce di una poesia onesta e dignitosa, calata nella modernità di una sensibilità che muore.
volevo precisare una cosa: Flavio Almerighi scrive che “Nei territori ampi di un’antologia, non so con quale criterio siano stati scelti i brani, se si tratti o no di un’autoantologia, spesso ci si può perdere, nello specifico disperdere.” senza notare che l’antologia ha l’andazzo cronologico… il meglio di ultimi 7 anni… la scelta è della mia casa editrice….