Rubrica poesia dal mondo,
puntata a cura di Lina Scarpati Manotas:
IL FIUME MADDALENA E LE ORIGINI DELLA POESIA CARAIBICA, IL FESTIVAL POEMARIO
Il fiume più bello del mondo è il nostro primo fiume
dove ci facciamo il bagno sprovvisti dei vestiti
l resto sono gli altri fiumi, così come gli amici
Se il Fiume Maddalena non mi disse nulla quando ero ragazzo
allora non dovrebbe parlarmi,
meglio di no
Sarta del Río Cauca
Jaime Jaramillo
Il grande fiume della Maddalena percorre da sud a nord l’intero territorio colombiano, bagnando 22 dei 32 dipartimenti che conformano la divisione politica del paese. Il Maddalena nasce nella cordigliera centrale a 3.685 metri di altitudine nel Paramo de las Papas, a sud del Parco Nazionale Naturale di Puracé, al confine tra i dipartimenti di Huila e Cauca e sfocia nelle acque del Mar dei Caraibi davanti alla cosmopolita città portuaria di Barranquilla dopo aver percorso un lungo viaggio di 1.548 chilometri lungo una valle interandina. Possiede un bacino fluviale che copre 272.000 chilometri quadrati che lo rendono la più importante arteria fluviale colombiana.
Essendo la Colombia il secondo paese con più biodiversità al mondo risulta inevitabile che nella sua storia il Maddalena oltre ad avere un ruolo di indole idrografica non abbia contribuito ad amalgamare la cultura trietnica (europea, indigena ed africana) e le rappresentazioni artistiche e sociali che ne derivano, pure permeabilizzate da una imperante matrice colonialista che da sempre e nonostante la indipendenza dalla Spagna nel 1819, ha segnato il controllo di un territorio ricchissimo in specie e risorse naturali. Nonostante la tradizione orale, la scrittura ed altre manifestazioni artistiche collegate al fiume abbiano preso un netto distacco dalla influenza europea durante il XIX secolo, il ventesimo secolo e in particolare l’ultimo decennio si è indirizzato verso un deciso punto di confluenza con altri fiumi del mondo e le manifestazioni culturali ad essi vincolate attraverso la produzione letteraria e poetica. Il fiume diventa punto di scambio di saperi e non di disgiuntiva come in passato.
Viaggio alle origini della poesia sul Maddalena
Nel corso della storia colombiana, le sue torbide acque marroni sono state strumento per la diffusione del fenomeno migratorio, motore per lo sviluppo industriale e ispirazione di romanzi, saggi, poesia ed una vasta produzione di scrittura proveniente da svariati autori, nazionali e stranieri. Se si dovesse risalire alle origini delle narrazioni sul Maddalena, sarebbe inevitabile consultare la tradizione orale dell’etnia Paez, che mediante la sua tradizione cantò al Maddalena denominandolo YUMA, attraverso una sorta di preghiera dedicata al passaggio delle sue acque sul territorio, conferendogli un’anima, quella di spirito purificatore del corpo in mezzo ad una temporalità finita che sbocca nella morte, rivelando una intensa relazione umana, fisica e spirituale tra l’essere umano, molto simile a quella riferita in alcuni miti di origine greca:
A YUMA
Con i miei canti
prosegui luccicante e puro,
mare immortale
Lasciami sommergerti
nella freschezza delle tue acque
per purificare il mio spirito
e rinfrescare il mio corpo
Dolce Yuma:
vieni nel mio cuore
non andare verso il mar crudele
vieni nel mio cuore, l’amore è eterno
vieni (1)
Posteriormente, nelle Cronache “Elegías de Varones Ilustres de Indias” (Juan de Castellanos), pubblicate verso il 1585, gli spagnoli narrarono il fiume come l’orrore eterno senza fine, collegando la sopravvivenza e le tribolazioni dei conquistadores, preoccupati di dover raccontare le loro peripezie e l’eroismo utilizzando un linguaggio iperbolico e facendone un inventario dettagliato delle difficoltà. Nei secoli successivi, verso il 1823 il venezuelano Andrés Bello nella sua allocuzione alla poesia introduce il poema inedito intitolato “América”, testo basilare dell’indipendenza letteraria latinoamericana, aprendo la strada per l’introduzione del fiume come tematica ricorrente in America e come elemento di supremazia, mostrando il Maddalena e la natura sudamericana legati alla virilità in contrapposizione ad una cultura europea indebolita e con tocchi di femminilità.
La flora, la geografia, elementi come le tempeste, gli uragani sono presentati in maniera satirica e irriverente, segnando un passaggio importante verso l’autonomia e l’inizio di tratti che identificano la poesia caraibica, carica di un senso di umorismo completamente lontano dall’elemento bucolico dove satiri, flauti e fauni, vengono sostituiti da un paradiso vergine e dove la selva ottiene un carattere di sacralità mentre l’uomo convive con tigri, caimani e serpi (2)… qualcosa che non dista dall’attuale stile di vita delle comunità anfibie del fiume della Maddalena. Ad ogni modo, il fiume è una metafora del nostro continente. Ironico e iconoclasta, il poeta caraibico prende distanza dalla tradizione grecolatina a cui erano legati i poeti e scrittori neoclassici di quel periodo per presentare il mondo mitologico del sud Europa come una fragile favola, sprovvista di fronte alla vitalità del nostro continente.
Non sulle tue acque nuota il cigno
ma il tuo flusso rapido
viene attraversato da enormi tigri
dai cedri centenari
le tue formidabili onde strappano
la leggera paglia dal tetto
dell’umile pastore. (3)
Il ventesimo Secolo
A partire del 1957 il Maddalena irruppe nelle narrative di alcuni scrittori i cui romanzi denunciano le ingiustizie contro i pescatori sfollati ed espropriati dalle multinazionali che vivevano attorno al fiume. Ma fu nel 1976 che comparve “La otra raya del tigre”, romanzo scritto dal colombiano Pedro Gomez Valderrama, con il quale riuscì a fare il salto da un registro realistico verso una approssimazione di tipo mitologica.
Come per tante famiglie di immigrati europei nella regione caraibica, il fiume fu il veicolo per scappare da ingiustizie vissute nel proprio continente ma pure dai delitti commessi nella terra di approdo. Nel romanzo, il protagonista, l’esiliato militare tedesco Von Lengerke si immerge nella geografia colombiana scappando in quanto assassino, diventando iniziatico il viaggio attraverso il fiume, una specie di lotta tra il fragore del progresso e la barbarie della natura tropicale, istituendo il regno dell’uomo che combatte l’uomo.
IL FESTIVAL di Poesia POEMARIO
“Attraverso la costruzione del molo, si è dato il primo passo per saldare una salatissimo debito storico che la città aveva con i propri cittadini e con il fiume, ma soprattutto, un debito della classe dirigente da oltre 60 anni”.
Miguel Iriarte, poeta, semiotico e gestore culturale colombiano.
Miguel Irariate e Tallulah Flores, scrittori con un’ampia carriera nell’ambito poetico e della gestione culturale in Colombia creano nel 2008 il Festival Internazionale di Poesia di Barranquilla, denominandolo PoeMaRío, una innovativa composizione derivata del termine poemario, ovvero, raccolta di poesie in spagnolo. L’evento si sviluppa a Barranquilla, porto sull’Oceano Atlantico e sul fiume della Maddalena, città che dal 1950 fino a quattro anni fa chiuse in maniera fisica e simbolica i suoi legami con il fiume. Una situazione incubata negli interessi della classe politica dirigente che nel secolo scorso aveva imposto in maniera forzata la costruzione di una estesa zona franca industriale lungo tutto l’antico molo, tagliando i canali di accesso con la città e finendo con la navigabilità verso il centro e sud del paese.
Ma le conseguenze non furono solo economiche, come scrive Miguel Iriarte sulla Rivista di Poesia ViaCuarenta, in mancanza di una uno spazio urbano dove fiume e persone potessero costruire dialoghi, il concetto di città subì gravi conseguenze, confondendo l’inerzia derivata dai processi di sviluppo e urbanizzazione degli spazi con l’impegno fondamentale di costruire una città. E così si tolse al fiume l’importante significato collettivo per farlo diventare un feudo di interessi.
E come afferma l’architetto colombiano Fernando Viviescas (4) “in una cultura urbana, la separazione tra cittadini ed elementi dell’intorno ha dell’impatto negativo su tutto ma principalmente sulla cultura, data la mancata referenza di appartenenza ad un luogo, per cui, non si può partecipare in maniera ludica e creativa né stabilire una dialettica né linguaggi di rappresentazione che nutrano le condizioni di esistenza”.
A livello di festival, PoemaRío ha avuto un ruolo cruciale come veicolo di espressione di una cittadinanza e provincia che avevano bisogno di ascoltare le voci del proprio territorio in un atto di creazione e dialogo con la propria città ma pure quelle dei poeti e poetesse che provengono da tutte le latitudini per raccontare i propri fiumi, realtà e dialoghi. Iriarte ricorda che dal 2016, anno in cui si sono abilitati i 5 km di molo turistico del fiume della Maddalena, di cui 2,5 dedicati ad eventi culturali e ludici, le performance poetiche organizzate dal festival hanno sperimentato un notevole incremento di pubblico. Nonostante la pandemia, il festival proposto in parte on line e in parte in presenza ha ottenuto picchi di audience mai raggiunti. Nonostante ciò, il fiume ed altri scenari naturalistici dovrebbero tornare ad essere protagonisti in presenza: “Siamo consapevoli del ruolo della poesia nell’ampliare o espandere i limiti della conoscenza, la sensibilità e lo spirito critico. Dall’inizio il Festival PoeMaRío si è proposto di segnalare i punti di criticità della città, al di là di un linguaggio eminentemente rappresentativo, in maniera da poter entrare nell’immaginario collettivo attraverso una nuova parola ed un concetto linguistico che denota ciò che siamo a livello di spazio culturale, ovvero, poesia, mare e fiume”.
Il senso critico della poesia sul fiume della Maddalena
Come riferisce Iriarte, “la poesia si muove in un terreno di assoluta libertà. Attraverso la poesia possiamo riferire l’impensabile o piuttosto ciò che non detta nessun sospetto o proposito da parte del poeta, ma il poema ha una vita propria, e a volte si finisce per comunicare più di quanto il poeta intendeva esprimere, talvolta inconsapevolmente. Ecco, Whitman dice che il poeta è il cantore di tanti altri, la verità estetica più radicale. Quando parla del Cantico a Me Stesso ha il potere di ampliare la sensibilità della creazione e la lettura a tanti altri e risvegliare un senso critico innegabile. Il poeta attraverso la sua voce canta la voce di tutti, canta a se stesso per cantare a tutti, così interpella la società”.
E questo lo vediamo ad esempio nel poema La Sarta del Río Cauca, grande affluente del Maddalena, dove il poeta colombiano Jaime Jaramillo Escobar senza nemmeno cercarlo si antepone con una lungimiranza di oltre 30 anni alla debacle attuale del Cauca. Dice Iriarte
“Il poeta ha proprio questa capacità di anticipare, possiede una visione potente senza entrare necessariamente in una denuncia di tipo politico, il poeta va svelando la materia umana e dando valore a situazioni, luoghi, costumi e fatti, senza accorgersene in molti casi di ciò che sta per scatenare. Prima ancora che la poesia diventi un linguaggio che ci consenta di esprimere una realtà territoriale, come si evince dal rapporto tra città e fiume, è basicamente un linguaggio creativo che attraverso l’immaginazione poetica ci permette di capire ciò che i politici, gli urbanisti e i mass media con poca criticità sono incapaci di estrapolare dal contesto sociale”.
E così è accaduto con Il fiume Maddalena, il quale sarà sempre un importante riferimento per la letteratura colombiana e per la poesia attraverso la quale viene celebrato da scrittori nazionali e stranieri come patrimonio speciale di Colombia e dell’umanità.
Non voglio che questo fiume affoghi tra le sue acque
Non voglio che perda la sua memoria e resti solo il fango
Non voglio che ceda davanti alla povertà
e che tutto venga ridotto all’antico passatempo di uno spettacolo
all’immagine di qualche vecchio cinema
Frammento di “E nel Frattempo Il Fiume”
Poesia di Tallulah Flores
(1) Ernesto Cardenal. “Antologia della poesía indígena colombiana”. Eco (marzo 1968)
(2) Ariel Castillo Mier. “Voces y letras del Rio Magdalena”. Rivista Viacuarenta (2011)
(3) Manuel Maria Madiedo.”Al Magdalena en poesías”. Imprenta de la Nación, Bogotá (1859)
(4) Fernando Viviescas. “Urbanización y ciudad en Colombia”. Ediciones Foro Nacional. Rivista Viacuarenta (2011)