Rubrica poesia dal mondo, puntata a cura di Gassid Mohammed: Tammam Hunaidy

Rubrica poesia dal mondo, puntata a cura di Gassid Mohammed: Tammam Hunaidy.

   

     

Sembrava un bambino in festa, quando vide la quantità di gente ai giardini Margherita, sotto il sole primaverile. Si sdraiò sull’erba, spiegò le braccia, sembrava un’aquila nel cielo verde dell’erba. Gli dissi: «aspetta, ti faccio una foto da mettere come profilo Facebook». Ridemmo a questa mia allusione, perché Facebook era il “luogo” nel quale c’era permesso di incontrarci, virtualmente, prima di vederci. Tammam Hunaidy, fuggito dalla Siria in fiamme, si sentiva spesso solo, nel freddo gelido della Svezia. Quando ebbe la possibilità di visitarmi in Italia, rimase incantato dal sole, dal mare e dagli italiani che “non stanno mai a casa”, mi diceva, come in Siria. Era una gioia per me vedere quest’amico e fratello, gioire in quei giorni, e godersi il Bel paese.
Il sentimento di solitudine ed esilio del poeta si rispecchiano chiaramente nelle sue poesie. A leggerle sembra di stare come seduti sulla riva di un fiume, a osservare luna piena, sola, sullo specchio dell’acqua.

     

Tammam Hunaidy

Giovane poeta e scrittore siriano. Ha studiato Scienza della Comunicazione presso l’Università di Damasco. Ha dovuto lasciare la sua terra nel 2012, a causa della guerra. Vive attualmente in Svezia. È nella redazione della rivista araba online “Eltra”.
Ha pubblicato due raccolte poetiche: “I tatuaggi della nebbia” e “Come se mi fossi salvato”.

*

    

Dovresti celarti del tutto, sparire, essere invisibile, dissipare, non basta solo scioglierti, poiché qualcosa di te la troveranno, un segno, anche se piccolissimo, della tua vita nell’etere, e potrebbero sempre ricordarti, con esagerata simpatia …

Tu … dovresti evaporare!

     

***

Ero solo

voi lo sapevate molto bene

e non mi siete mai stati vicini

avevo gridato a lungo

voi mi sentivate chiaramente

e non vi siete mai accorti

che vi avevo mandato varie volte

i miei messaggi e le mie foto

le canzoni su Youtube

poesia tradizionale del mio villaggio

e barzellette che vi facevano ridere sonoramente

facevo tutto ciò soltanto perché ero terrorizzato da tutto quel silenzio

terrorizzato dalla mia solitudine.

    

***

Eravate altri spaventapasseri

custodite il grano

spaventate gli uccelli che desiderano soltanto soffermarsi

non rubare l’uva!

custodite il grano

Fratelli miei

     

***

A Motala il sole sorge presto …

Se fossi un turista

avrei fatto ciò che il turista è solito fare:

apro gli occhi

faccio una doccia veloce

prendo il caffè

controllo i documenti, il passaporto, il portafogli, la macchina fotografica, e gli occhiali da sole

esco subito, vado a visitare il centro storico

tutti i luoghi turistici

torno stanco la sera

cambio i miei vestiti ed esco, vado a ubriacarmi in un locale notturno

ballo fino allo sfinimento

poi torno a braccetto con una ragazza ubriaca, e facciamo sesso.

Questa è la tradizionale giornata di un turista

il turista che non ero

perché io sono qui

a Motala

in cui il sole sorge presto

apro gli occhi e li chiudo

solo per rompere il ghiaccio di quella solitudine

non perché la lettera ricevuta non era per me

e non perché non ricevo proprio lettere

la solitudine profonda

è perché mi siedo qui

davanti alla finestra

dalle quattro del mattino

bevo caffè e fumo

e non aspetto una lettera da nessuno

    

****

E tu pure potresti fare ciò

Quando entri solo a casa

Potresti essere grato per la terra che non finisce nel quartiere precedente

Grato al figlio dei vicini che non ti ha rotto le gambe

quando ti aveva ostacolato con violenza in una partita normale

grato alla pianta che il tuo piede aveva calpestato per errore

ma non ti ha spruzzato negli occhi

il suo liquido che causa cecità

grato per la routine che ti aveva fatto aspettare

per farti passare in pace i confini

e grato necessariamente

per la tua mano che non era pesante

quando ti pugnalava il cuore

dopo ogni amore

e tu pure

quando entri solo a casa

potresti essere grato per la vita

    

***

I ventenni

dai caratteri simili, degli umori uguali, e lo stesso interesse per le questioni esistenziali

come faccio a dir loro che sono qui; a distanza di un decennio da loro, mi siedo solo con un corpo pieno

e occhi soliti a chiudersi

dai cui fori controllo gli angoli della nuova dimora

cerco una formica che viveva felice quando era disabitato

per dirle:

io sono come te, amica mia

sento delle gigantesche creature che camminano vicino a me

e fatico per uscire dalle loro ombre sulla terra

e come te

non presto attenzione

al perfetto rumore

che il mondo produce

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WakeUpAndSleep, Private Eden
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