Rubrica poesia dal mondo, puntata a cura di Gassid Mohammed: due poeti iracheni. Ali Thereb e Majid Matrood.
Ali Thereb
Poeta iracheno, nato nel 1988 a Babilonia. Ha fondato, insieme ad altri poeti, il gruppo “la milizia della cultura” in Iraq, per contrastare la violenza quotidiana.
Ha pubblicato due raccolte poetiche: “Un vuoto di un biancore candido” (Akad 2015) e “Ricorderò che sono un cane e morderò il mondo” (Dar Makhtutat 2016). Alcuni dei suoi testi sono apparsi in riviste e quotidiani arabi ed europei. Ha pubblicato, insieme ai membri di “Milizia della cultura” un’antologia (Makhtutat 2015).
Poesie in traduzione di Gassid Mohammed:
La mia gamba esausta, con cui do calci al sedere di mia sorella, mi avvicino alle cose e mi allontano. La mia gamba esausta, con cui mi fondo, e ricordiamo i fili del caso che ci avevano legati, entriamo insieme nei bar, nei ristoranti e nei bagni. Vado con lei a trovare gli amici, e mi riporta solo, è presente quando faccio pipì dietro le siepi, corriamo per le strade a inseguire dio, la stendo negli autobus per molestare le gambe delle donne, la scuoto molto e quando mi stanco la crocefiggo sul muro. Sta con me tutto il tempo, questa gamba, mi abbandona soltanto nelle poche ore notturne in cui dormo, per restare come l’unico capello bianco nel buio della stanza.
*
L’uomo che è in me
ha il braccio rotto
i denti ingialliti
lo sputo sui corpi dei passanti
quando mi porta sulle sue spalle
*
Non ho tempo per denudarmi in vostra presenza
non ho tempo per calcolare il tempo che passa
sullo spazzolino
non ho metodo per spiegarvi
come tarda il mio stomaco a cacciar fuori i rifiuti
non so come spiegare
che sono l’unico gobbo, vuoto e bastardo che la città rimanda
non vi è occasione per bruciare uno di voi
nell’angolo della mia stanza
*
Ai bambini dipinti sul muro della scuola nel nostro quartiere
stringo la mano ogni giorno
perché sono gli unici che non hanno le mani macchiate di sangue
*
Mentre camminavamo nel corteo funebre
Dietro la bara portata dagli uomini
nessuno pensava alla testa mancante
tutti si chiedevano se il cadavere
era lungo o corto?
grasso o magro?
E noi ridevamo di quelli che sembravano piedi
Dell’insetto che portavano.
***
Majid Matrood
Poeta e scrittore iracheno. Ha dovuto lasciare l’Iraq, durante il regime di Saddam Hussein, per le sue attività politiche che contrastavano il regime e le sue guerre. Ha girato per il mondo, poi si è stabilito in Belgio. La sua prima raccolta di poesia “armonie babilonesi” è stata sequestrata dai servizi segreti iracheni durante il suo arresto negli anni ottanta. Tale raccolta contrastava la guerra con l’Iran.
Matrood ha pubblicato diverse raccolte di poesia, tra cui: “Non vi è nulla” in arabo e in francese (Dar Dhifaf 2014). “Il suonatore del Ney[1]” libro elettronico (2006). Una raccolta a più mani, di poesia e racconti, con scrittori di diverse parti nel mondo. Una raccolta di poesie bilingue (arabo, olandese) insieme ai due poeti marocchini. Le sue poesie sono apparse in diversi quotidiani arabe ed europee.
Poesie in traduzione di Gassid Mohammed:
Invecchiano in esilio
Un piccolo appartamento all’inizio di via Victor De La Montagne
appartiene alla fondazione di alloggio sociale della regione di Fiandre
tre stanze abbandonate dai figli
un vasto salone spesso desolato
dietro il bagno si trova la cucina
solitario ora sto in piedi davanti alle larghe finestre
guardo la strada deserta
la pioggia non ha cessato di cadere, e le macchine di sfrecciare
vani tentativi di resuscitare un morto
Alcuni vecchi, uomini e donne
non si intimidiscono davanti alle più dure condizioni di portare a spasso i loro cani,
per rispondere ai loro bisogni, di primari importanza, fuori casa
sono persone di massima capacità nel dimostrare i loro sentimenti,
sono capaci di dimostrare affetto per gli animali con immensa gioia e totale libertà
ma sono incapaci ad abbracciare un bambini effetto d’influenza
e non esitano mai a dubitare della carnagione scura.
La mia vita sembra più tranquilla, ma il tempo passa più veloce del solito,
non mi inquieta, mi impaurisce
la cosa che più mi preoccupa e mi assedia, e frequenta più spesso il mio pensiero
è l’immagine del mio amico esiliato Abd al Khuah,
aveva paura quando è morto da solo, abbandonato nel suo appartamento del secondo piano
in via Lanck New Straat, numero 87 di fronte all’ospedale della città?
Questa domanda mi accompagna nel letto, giace sul mio petto come un incubo.
*
Caro vicino di casa
Supponi che io sia ignorante e stolto, non sappia reggere il gioco
non intuisca il senso delle cose, incapace a dare il vero valore alle persone
supponi che io, un giorno, ti abbia augurato il bene, che le mie intenzioni nei tuoi confronti fossero buone
supponi che io sia uno stupido che non impari mai, anche se viene morso da mille serpenti
supponi tutto ciò che vuoi,
ma concedimi un’occasione in cui ti vedo un caro vicino di casa
o un vecchio venerato, che ha un grande cuore
dammi l’opportunità di dimenticare tutti i tuoi insulti
forse potrò scordare le oscenità con cui mi hai appellato
e vieni a stringermi la mano con calore (per piacere)
cosicché possa dimenticare che hai ucciso mio fratello e hai sfollato la mia famiglia
e chiedo anche a te di dimenticare che sono stato l’assassino di tuo fratello, che sono stato colui che aveva rapinato la casa di tuo padre
null’altro ti chiedo se non dimenticare
dimenticare soltanto
supponiamo qualsiasi cosa, o caro vicino di casa
per stringerci le mani e accettare di vivere
l’importante è rifiutare, insieme, l’idea diffusa della morte.
*
Mio nonno
Mio nonno era eloquente, espressivo e fluente in varie lingue
Piantava le palme, le irrigava con i suoi occhi, inventava le ombre quando eseguiva la preghiera
Invitava gli atei a pregare, e gli avari a pagare la Zakat [2]
Canticchiava la mattina
gli piaceva ascoltare l’adhān[3], Fairuz[4], e il Corano recitato.
Diceva spesso: Allah è nostro dio, la patria è la nostra preghiera
Quando sono cresciuto, ho scoperto la sua vera natura
era un ipocrita, un grande bugiardo ciarliero
bruciava le palme per scaldare le sue ossa fragili, e bestemmiava per escogitare la fame
Era ateo con gli atei,
credente con i credenti, era ipocrita, pigro, e nulla facente
sputava su Dio quando si sveglia la mattina
e spesso diceva: Dio è una menzogna creata dai commercianti
e affermava, in pubblico, che questa patria è una melma
all’ora zero
l’ho trovato steso, coperto dalla sua carnagione scura, morto nella sua tristezza e nella sua povertà
era sereno d’aspetto, un profeta in silenzio, misterioso nella sua assenza e molto freddo nella sua desolazione
mi sono steso accanto a lui, e gli ho sussurrato «cosa c’ ancora, nonno?» non preoccuparti, mi ha detto e ha sorriso
è stato allora che, dal cimitero, mi sono raggiunte le grida.
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[1] Strumento a fiato orientale.
[2] E’ una specie di tassa islamica obbligatoria sugli adulti (nella legge islamica, ma non in quella statale). Ed è uno dei cinque pilastri dell’Islam.
[3] Il richiamo islamico alla preghiera. Un tempo si faceva dall’alto del minareto, ora con gli altoparlanti.
[4] Famosa cantante libanese. Si ascolta, d’abitudine, la mattina.

Direi che sono due bravissimi poeti.
“Ai bambini dipinti sul muro della scuola nel nostro quartiere
stringo la mano ogni giorno
perché sono gli unici che non hanno le mani macchiate di sangue”
e
“Questa domanda mi accompagna nel letto, giace sul mio petto come un incubo”
sono versi semplicemente strepitosi.
Forse andavano curate un poco di più le traduzioni.
Ma intanto ho avuto la grande opportunità di scoprire due bravissimi scrittori di versi.
Grazie, signor Gassid.
Una gentilezza, Gassid: potrebbe contattarmi alla mail mfdamaggio@gmail.com? Vorrei approfondire la conoscenza di questi due Poeti.
Aspetto una sua mail quanto prima. Grazie.