Rubrica Poeti che scrivono a poeti. Da Narda Fattori a Eliot

Rubrica “poeti che scrivono a poeti”:
da Narda Fattori a Thomas Stearns Eliot.

                  

   

Dato il successo riscosso fra gli autori e fra i lettori dell’inserto speciale di luglio 2013,  abbiamo deciso di istituire la rubrica “poeti che scrivono a poeti” nella quale pubblicheremo le “lettere” poetiche e anche le eventuali risposte ad esse che dovessero pervenire. Invitiamo dunque gli autori che hanno qualcosa da dire ai loro colleghi contemporanei o anche dei tempi andati ad inviarci le loro opere. 

In questo numero proponiamo una “lettera” di Narda Fattori a Thomas Stearns Eliot.

    

A colloquio con Thomas Eliot
Senza vertigine

Aride mani
fiati senza vertigini d’aria
pensieri inerti avariati
e morti sgomente su terra
senza appartenenza
terra desolata
che ha una violenza innocente
un bocciolo un seme
un’alba e un tramonto ancora
tavolozze ardite sulle colline
se ci saremo 

e qui violenze di mani di menti
orpelli e ciarpame clangore
al mercato globale

novembre di rami
che segnano a croce una sorte
di tempi ammalati cariati

hai detto di noi
                desolazione e terra
cattedrale di vento.

***

Nell’ora violetta fuori dal pane quotidiano
ora serale che aspramente contende ai corvi
i marinai di ritorno il tè dell’impiegata
i tegami con l’insalata e la frittata
della casalinga persa in ore di fatue compagnie
il bucato  asciugato dagli essiccatoi
e si teme la pronuncia straniera la pietra nera
che passa per la via e ride di bianco avorio

anch’io Tiresia  di scarsa veggenza poso
nell’ora violetta le mie inutili carte
e aspetto l’ospite che sempre diserta
ma che verrà quando avrò sopore negli occhi
la carne vizza e nessun desiderio
a scaldare il sangue freddo nelle vene.

Thomas non si ebbe di te pietà solo rispetto
per i tuoi piedi stanchi di tanto andare.

Ed io da altri tempi ti chiedo
hai trovato la tana della volpe?
E il nascondiglio del coniglio?

Conosciamo il sentiero delle capre
e il dirupo ci attira sapendo del dolore
della madre che sull’uscio si fa soglia
d’attesa e memoria di corse.
Conosciamo l’anima piccola e disadorna
semplicetta e un poco deforme
che giorno dopo giorno sempre più offende
luce e  tenebra carne e passione.

All’alba giungeremo nella valle dei bossi
col cielo basso e le stelle tutte -Thomas –
sui polpastrelli.

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