RUMORE NERO, l’opera di MASSIMO CRAVICH.
Di Marco Eugenio Cosolo
L’opera di Massimo Cravich, artista goriziano che incide, dipinge e compone, è costituita da percorsi che, partendo dall’idea che ogni segnale realmente vitale venga soppresso, rivelano, nel rumore assordante, le possibilità di cammini informativi alternativi ed il piacere insito in tale ricerca, trascendendo ogni schema precostituito per giungere nei tempi con suggerimenti inquietanti ma poetici oltre ogni mera illusione.
Buona parte dei suoi lavori sono eseguiti a china o in tecnica mista.
L’opera che inseriamo per prima della serie “Meccanismi” anche detta “Costruttori di totem” è, secondo l’autore: “la caratteristica fondante del suo lavoro; si tratta di un complesso, intricato, affascinante meccanismo, da un punto di vista antropologico, che non potrà mai funzionare. Poi ci sono loro, gli abitanti di questa jungla, ognuno con la sua maschera e il suo ruolo, esattamente posizionati nel luogo a cui appartengono. Il lavoro è ricco di dettagli nascosti, indizi e scritte.”
Liberi di iniziare così da lontano, nella riproduzione, la possibilità di vivere ogni vostra espressione.






Massimo Cravich è nato a Gorizia il 10 ottobre ‘66, diplomato alla scuola d’arte di Go nell’86, ha frequentato senza concluderla l’accademia di belle arti di Venezia. Di quegli anni il grosso dell’attività espositiva avviene assieme al gruppo di artisti della generazione isontina (Crico, De Locatelli, Figar, Ornella Busan, etc). Inizia ad esporre sotto la guida di Franco Milani nel 1987, in quel periodo lavora su commistioni di grafica e pittura con un occhio all’espressionismo astratto e l’altro all’azionismo viennese. Nel corso degli anni l’ attività si è concentrata sulla grafica e in particolar modo sulla china. Ha rarefatto negli anni l’attività espositiva lavorando soprattutto su commissioni e su progetti in ambito musicale. Dal 2021 è tornato ad esporre con una personale antologica presso la galleria “La Fortezza” di Gradisca e tra le altre una partecipazione con terzo classificato nel settore delle arti visive alla Biennale di Chianciano 2022.