Siria di Paolo Polvani.
La parola sole
Sembrava una cosa abbandonata, un lembo
di camicia sollevato, le scarpe d’incerta
qualità, ma non era una cosa era
un uomo ucciso. Il telegiornale ha acceso
una terribile domanda. Campo lungo
su folla e idranti, blindati e assetto
da guerra. Siria. Una strada del mondo.
Dove lo custodisce adesso quell’uomo il nome ?
Aveva gambe che lo portavano in una calca
di autobus e occhi che guardavano altri occhi
e a volte il cielo e una voce
che pronunciava semplici parole.
Quante volte la parola sole ? E acqua ?
Avrà detto qualche volta amore ?
Ora giaceva lì, in una carrellata rapida.
Vinto da una forza di gravità
che non concede scampo.
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Per approfondimenti su Paolo Polvani vi rimandiamo al nostro blog:
http://italiadautore.blogspot.it/search/label/paolo%20polvani
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“Vinto da una forza di gravità / che non concede scampo.” Un testo che mi è piaciuto molto: le domande che si fa la gente quando vede altra gente morire. In Siria oppure no. Che si fa la gente? Che si fanno alcune persone.
Grazie Massimiliano per la lettura e l’ apprezzamento. Dici bene, che si fanno solo alcune persone, ormai l’orrore quotidiano ha portato con sé assuefazione e acquiescenza, quindi complicità.
Paolo
ancora una volta, pur con discorsi brevi, ha saputo toccare il centro del problema : l’uomo e il dolore.
e noi che da troppi anni accettiamo, osservando
Ti ringrazio molto caro Luigi per la lettura e il commento, e si, il centro del discorso rimane sempre quello, l’uomo e il dolore.