Sto qui senza vocazione, poesie di Lucianna Argentino.
Lucianna Argentino è nata a Roma nel 1962. Dai primi anni novanta il suo amore per la poesia l’ha portata a occuparsene attivamente come organizzatrice di rassegne, di letture pubbliche, di presentazioni di libri e con collaborazioni a diverse riviste del settore. Sue poesie sono presenti in diverse antologie tra le quali “Poesia’ 90″ (Il Ventaglio), “Incontro di poesia” (Rebellato, 1992), “Poesia degli anni novanta” (Poiesis), “Poeti senza cielo, vol. 2°” (Il Melograno) e in riviste quali “Poiesis”, “Origini”, “Gradiva”, “La Mosca”, “Italian Poetry Review”, “Il Monte Analogo”, “The world poets quarterly”, “L’ustione della poesia” (ed. Lietocolle 2010), “La Clessidra”, “NoiDonne”, “Capoverso”, “Il Fiacre n.9”, “Arenaria”. E’ presente in diversi blog di poesia, come “Lapoesiaelospirito”, “Imperfetta Ellisse”, “liberinversi”, “Isola Nera”, “Furioso Bene”, “Blanc de ta nuque” “Amigos de la urraka”, “La dimora del tempo sospeso”, “Nazione Indiana”, “Le vie “poetiche”, “Rai News24”, “Moltinpoesia”. Ha fatto parte della redazione del blog letterario collettivo “Viadellebelledonne”. E’ coautrice con Vincenzo Morra del libro “Alessio Niceforo, il poeta della bontà” (Viemme, 1990). Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: “Gli argini del tempo” (ed. Totem, 1991), “Biografia a margine” (Fermenti Editrice, 1994) con la prefazione di Dario Bellezza e disegni di Francesco Paolo Delle Noci; “Mutamento” ((Fermenti Editrice,1999) con la prefazione di Mariella Bettarini; “Verso Penuel “ (Edizioni dell’Oleandro, 2003), con la prefazione di Dante Maffia; “Diario inverso” (Manni editori, 2006), con la prefazione di Marco Guzzi; “L’ospite indocile” (Passigli, 2012) con una nota di Anna Maria Farabbi; “Le stanze inquiete” (Edizioni La Vita Felice, 2016); “L’ombra dell’attesa” (Macabor Editore, 2018) con la prefazione di Elio Grasso, ristampa revisionata del libro “Verso Penuel” del 2003. Nel 2009 ha pubblicato la plaquette “Favola” (Lietocolle), con acquerelli di Marco Sebastiani. Il suo lavoro inedito “La vita in dissolvenza” (quattro poemetti- monologhi) è stato musicato dal chitarrista Stefano Oliva e presentato in vari teatri, associazioni culturali e festival. Dal 2014 collabora con l’Ensemble Acquelibere con lo spettacolo “Almanacco indocile”.
Vi proponiamo alcuni testi selezionati per noi dall’autrice da “Le stanze inquiete”, La vita felice Ed., 2016.
(poesia)
Prima il compito
il dovere
del sì detto d’incanto
e poi la prova
la misura
della visione
e della stonatura.
*
Sto qui senza vocazione, ma ogni giorno rispondo,
ogni giorno, pellegrina dell’umano, vado di volto in volto,
piegata al sì dagli occhi e quando l’anima stanca
cede al disamore li faccio tornare bambini,
li riconsegno all’infanzia o a Dio,
così mi stanno dentro per amore e non per dovere.
*
Ha un senso vivere e lavorare
se una bambina mi guarda a lungo
e poi mi dice sei bella
e alla sua voce io di lei mi accorgo
e del suo sguardo fermo su me assente
e sanata risalgo al mio presente.
E le sorrido pure se so
che non è bello il mio viso stanco, annoiato
e a disagio per il mio scoperto esilio
per quell’asilo in me la benedico,
per i suoi occhi patria al mio foglio là in apnea
e all’inchiostro calmo
che spero sia tempesta.
*
Sei piani e cinquecento sessanta passi
tra me e questo armadietto di grigio metallo
dove il camice attende il mio corpo
per farsi anima e generare foglietti
in gestazione di parole, nate per fame e per sazietà.
Negli occhi degli uomini il pane delle stelle
mi è parso buio e raffermo, i versi di Char
puntellano questa giornata che mi sta davanti
tutta intera, tutta in luce. Ma ecco
ora è questo l’ombra, questo stare nell’affanno del fiato,
nella me stessa di cui si spartiscono le vesti
cose adiacenti al nulla.
*
Mi fa sussultare l’uomo
che scoperto l’errore di prezzo
sullo scontrino, grida – E’ una vergogna!
O la donna che sbraita con il direttore
perché da settimane manca il paté di fegato
– il mio cane mangia solo quello!
Mi sconfortano i loro miseri gridi di sdegno
se penso a ben altre vergogne,
a ben altre mancanze lasciate mute,
senza neanche un po’ di rossore,
da noi che non facciamo del male a nessuno,
noi muti per poco cuore o per presunta impotenza.
*
La realtà è la stessa bisogna vedere poi
con che filtro ognuno la interpreta,
dice la donna all’uomo
che attento ascolta mentre lentamente
svuota il carrello sistemando in esasperante ordine
la merce sulla cassa. Anche il dolore è interpretazione,
penso, oppure no, può ristagnarci dentro,
non fiorire mai, mai farsi bellezza.
Posa della prima pietra su cui nulla mai
verrà edificato. E la donna sta, ferma,
ascoltando l’eco delle sue parole spegnersi
tra gli spigoli del silenzio di lui.
*
Stavano in agguato tra il fitto brusio
e i corpi delle otto della sera i quattro o cinque armati,
venuti da un tempo premeditato, pianificato in un loro altrove,
nel nostro di maree placate da alti frangiflutti e altro da sé
fu il nostro sguardo attonito sullo scatto del caricatore
e le parole rapina e soldi percorsero lente
e acuminate lo spazio anonimo che ci separava.
La paura intrappolata dentro ci seccò il fiato,
ci scosse ossa e muscoli, ci accelerò il cuore
che quieto se ne stava nel conto alla rovescia dei suoi battiti.
*
E in ultimo ci sono io,
esercitata al bene e alla pazienza,
io con la mia vita stretta stretta,
con i miei tanti nomi,
io che osservo assediata
da centinaia d’occhi,
che nella speranza allevo parole,
io con i miei pensieri frantumati,
mandati a capo come una cattiva poesia.
Qui ogni minuto che scorre ha un volto diverso,
una diversa cifra, grani di un immenso rosario:
ognuno con la sua muta preghiera
o la sua muta bestemmia,
che poi è lo stesso se crediamo
ci sia un dio ad ascoltare.
*
