SUSSURRARE VORREI. DELICATEZZA E VISIONE NELL’ARTE DI MARCELLO DI CAMILLO. DI GIORGIA MONTI

Sussurrare vorrei.
Delicatezza e visione nell’arte di MARCELLO DI CAMILLO.
Di GIORGIA MONTI

 

    

Costruire il numero della fanzine che, nel caso specifico, mi ha vista coordinatrice di redazione, è stato un lavoro di équipe, come sempre accade in Versante Ripido. Riflettendo su quale tipo di immagini avrebbero potuto essere più efficaci e inerenti al tema un suggerimento in particolare è venuto da Virginia Farina: i murales.

Da tempo meditavo un articolo per la rubrica “Interferenze” su Marcello Di Camillo, ma da che è stata pronunciata la formula magica, non pensare a lui e al suo lavoro mi è stato davvero impossibile. Inserirlo nella rivista gli rende sicuramente maggior merito, al contempo, avere le sue opere come impianto iconografico rende la fanzine ancor più di pregio.

Come si può evincere dalla sua nota biografica, parlare di Marcello non è affatto facile, ma definirlo schivo potrebbe essere fuorviante e non perché non lo sia (per ottenere due righe ho dovuto ricorrere alle minacce), ma perché, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Marcello è una persona socievole e solare, marcatamente positiva, che ha accettato con slancio ed entusiasmo la nostra proposta.

A questo punto sarà chiaro che ho la fortuna di conoscere personalmente questo meraviglioso artista e che la sua pittura è forse l’unico modo per carpire qualcosa di questa personalità luminosa che oltre ad utilizzare i muri, con le sue pennellate va ad abitare fondi di cassetti dismessi (o anche no), ante di armadi, porte e quanto altro di insolito o evocativo possa trovarglisi a tiro. Più recenti, la bellissima serie di disegni e quaderni d’arte illustrati.

Per la fanzine abbiamo selezionato immagini di svariate opere e diverse fotografie dei murales che Marcello ha realizzato a Forlì per il progetto di arte pubblica “Raccontare l’umano”, progetto dell’associazione Forlì Città Aperta realizzato con il contributo della Regione Emilia Romagna in collaborazione con il Comitato Scarpe Spaiate, l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Forlì e Cesena, l’associazione La Volpe e la Rosa e ANPI Comitato Provinciale di Forlì Cesena e curato da Casa del Cuculo. Alcuni degli scatti da noi scelti sono ad opera del fotografo Filippo Venturi.

Molto ci sarebbe da dire a proposito della bontà del progetto in sé, nato sì da un’idea di riqualificazione urbana ma, in perfetto stile Casa del Cuculo, partendo da un coinvolgimento attivo di tutta la cittadinanza, sia in termini di crowdfunding sia attraverso testimonianze e oggetti che Marcello ha invitato a portargli per raccoglierli dentro un armadio e che sono poi entrati a tutti gli effetti a far parte della narrazione pittorica.

Come si legge nel sito, la Piazzetta delle Operaie è ora “un luogo di sperimentazioni conviviali in cui si intrecciano le azioni delle singole realtà presenti con le continue sinergie create dal co-abitare uno spazio. Una piccola Agorà in grado di comprendere una biodiversità di storie umane, uno spaccato sociale del contemporaneo. Ed è proprio la possibilità del conoscersi, del confrontarsi, del ‘fare assieme’ ad essere la grande forza di questo luogo. Oggi spesso accade di essere scollegati dal proprio contesto e non essere più in grado come individui di vedere quello che ci circonda e che è continuamente in relazione con noi.”

La scelta di questo spazio è particolarmente simbolica e ricca di storia. Siamo nell’area dell’ex Fabbrica Battistini (Calzaturificio Trento) la cui piazzetta interna (ma accessibile da più lati) dal 2019 è stata appunto titolata “Piazzetta delle Operaie” in onore delle donne che vi lavorarono e che si resero protagoniste di alcuni atti eroici tra il 1941 e 1944 come “Lo sciopero del pane”, il primo di tutto il territorio, e “Lo sciopero della Ripa” grazie al quale le operaie, formando un corteo con altre donne che vi si unirono sia dalla città che dalle campagne, riuscirono ad evitare le fucilazione di dieci giovanissimi renitenti alla leva. 

Queste non sono le uniche storie che i murales ci raccontano, molto altro viene narrato da questi muri principalmente attraverso le figure di bambine e bambini scelti “per il loro potere di aprire porte nello sguardo dei fruitori”. Ed è infatti così che Marcello stesso introduce il suo lavoro: “L’arte è fermare il tempo, l’attenzione su qualcosa, creare sospensione, una pausa; in questo caso ci sono dei murales che possono essere visti per quello che sono o che raccontano istintivamente agli occhi del fruitore ma che sono anche un portale per entrare dentro i muri, dentro le case, dentro i pensieri che hanno attraversato nel tempo questo spazio e continuano a farlo oggi”.

Per ogni ulteriore approfondimento rimando direttamente all’esplorazione del sito (una sorta di mappa interattiva che invito caldamente a visitare) di cui in calce.

Da me pungolato in merito al tema di questo nostro numero dedicato all’intricato rapporto ed equilibrio tra informazione e disinformazione, Marcello Di Camillo ha risposto così:

Marcello Di Camillo

Il freddo sopprime l’Italia, così a volte si parla di meteo, e quindi l’Italia è morta, ci stiamo organizzando per i funerali, sono stati avvertiti i parenti più stretti, stiamo catalogando i suoi averi …

No niente di tutto questo, semplicemente è freddo, è inverno ma noi in quest’epoca qui, abbiamo bisogno di urlare tutto, di dirlo forte, di farlo funzionare, gridare al lupo e gonfiare qualunque vescica.

Ovunque non si fa che urlare, vuoi per vendere, vuoi per chiamare attenzione, vuoi per essere sopra a tutto il resto, ma in questo modo, quando ci sarà veramente bisogno di urlare, come faremo? Le parole forti saranno ancora forti?

Sussurrare vorrei perché è quando ti sussurro qualcosa che sto parlando veramente a te, che ho un tesoro fra le mani e voglio che rimanga protetto, che non si ferisca nel viaggio, è nella mia intimità che cerco i rumori che mi interessano.

Poi quando però vado a parlare comunque ritrovo parole usate, stanche, invecchiate male ma quelle stesse parole se sussurrate, se delicate, possono ancora parlare, è il contesto a farle risuonare diversamente e io nel contesto, nella relazione, oggi più che mai continuo a crederci.

“Il freddo sopprime l’Italia” mi racconta dell’incontro tra l’inverno e il bisogno di fare rumore, mi narra questa storia che si assomiglia a tante altre che parlano tutte sempre dello stesso bisogno.

Forse è sulle orecchie che è importante presidiare, continuare a sussurrare affinché si capisca la differenza tra una cosa che viene sussurrata a te e una che viene sparata nei timpani di tutti.

    


Marcello Di Camillo in una foto di Alessandro Fabbri

Marcello Di Camillo è un piccolo manager industriale che ha fatto carriera negli anni della speculazione politica ed oggi lo puoi trovare sul mercato sia in formato sfuso granulare che in sacchetti da 5/10/15 kg.
È adatto alle superfici delicate ed ha una porosità coinvolgente al tatto, si pulisce con tutti i prodotti tradizionali ma può sciogliersi e degradarsi se posto a contatto prolungato con arrivismo e suprematismo.
Per chi volesse approfondire c’è il suo disordinato profilo Facebook o Istagram oppure si può fare richiesta di un piccolo kit di presentazione in tutte le edicole ma la cosa migliore è conoscere qualcuno che conosce qualcuno che in qualche modo conosce qualcuno che lo conosce.
Da anni fomenta e alimenta quotidianamente le azioni subdole della soc.coop. Casa del Cuculo senza curarsi del danno all’ambiente che ne consegue.
Se non fosse rimasto molto bambino ad oggi potrebbe essere un ottimo sarto.

   

Instagram: @dicamillomarcello

Facebook: Marcello Di Camillo

www.casadelcuculo.org

https://www.piazzettadelleoperaie.it/

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