Tre poesie di Matteo Greco.
Matteo Greco nasce a Gagliano del Capo, in provincia di Lecce, nel 1982. Studia a Bologna e a Limoges, in Francia, dove consegue un dottorato in semiotica. Attualmente vive fra Milano, dove svolge attività di ricerca, e il suo Salento, dove la sua ricerca “si compie su strade più personali”.
Coltiva da bambino la sua passione per la poesia. Partecipa a numerosi festival nazionali ed internazionali, e nel 2007 vince il Certamen del Centro di Poesia Contemporanea dell’Università di Bologna. Sue poesie sono state pubblicate all’interno di diverse antologie (Le poesie della tabaccheria, Verrà il mattino e avrà il tuo verso, Premio Città di Monza 2011, La danza dei colori,) e su riviste letterarie online (Autorieditori, La scrittura meridiana, Versante Ripido, La poesia e lo Spirito); è in pubblicazione la sua prima antologia personale: Giorni fatti a mano (Subway edizioni).
Paesaggio
Ti capisco, mare di Gennaio
che rimani ad aspettare sotto il molo,
sanguini bianco nelle aiuole,
e bussi alle porte degli appartamenti sfitti.
Chi addormenta i calciatori
dentro il biliardino?
Chi spegne la radio alle conchiglie?
Dove scappano le gambe
lontano dai costumi?
Io ti capisco
quando tremi
per la salsedine che attacca le maniglie
e la muffa che si arrampica sui muri,
quando imprechi
nero sugli scogli
e ti incazzi
e piangi
e ti scapigli.
Ospitalità
Ospito nel petto
le litanie dell’orologio,
il cucchiaino che grida aiuto
dal buio di una zuccheriera,
il lutto delle sedie
venute a vegliare il tavolo,
il balcone affacciato a vedere chi era,
e più dentro,
dove lo spazio fra i ventricoli è più stretto
ospito il passo incerto delle aiuole,
i caduti che provano a rialzarsi
nelle piazze,
le giostre con l’artrite nei giardini delle scuole,
il vento fresco che si bacia le ragazze,
e più dentro
ancora
all’equatore assoluto del mio petto
ospito gli occhi che ho di fronte,
questa specie di notte persistente
in cui ci scappano le gambe
e forse ci stiamo allontanando
e forse ci stiamo rincorrendo.
Vorrei
ospitarti, ma è una
germinazione
alla periferia dell’universo:
chissà da dove
stanno trasmettendo i nostri occhi.
Ospito nel petto
un segnale intermittente.
In una cinquecento
Che cosa mi fai in una cinquecento?
Che temporale,
che bestemmia gioiosa
e calda,
che nuova cosa
con mani bambine
e la bocca di sale!
Finalmente
cosa
mi fai
sotto la capote rossa:
aggrappata a un ulivo, ansimante
in un campanile,
pietra su pietra risali le gambe,
mi suoni in pancia,
mi accendi la bocca.
Che limpido maestrale
sotto un lampione intermittente
in un vicolo del centro,
che presente,
biancheggiare e sparire
in una cinquecento!
Per approfondimenti su Matteo Greco vi rimandiamo al nostro blog:
http://italiadautore.blogspot.it/search/label/Matteo%20Greco
Trovo che Greco sia davvero molto bravo. Lontano dal piagnisteo e dall’arzigogolo di molta poesia italiana, a me sembra uscito dall’America Latina, di cui ha il respiro, il vento, la forza e il sorriso nelle parole. Complimenti, Matteo. Massimiliano.
Chi addormenta i calciatori
dentro il biliardino?
Chi spegne la radio alle conchiglie?
Dove scappano le gambe
lontano dai costumi?
Ma che bravo questo giovane Matteo Greco. Complimenti.
Se cercavate una poesia erotica, leggetevi ” in una cinquecento ” e l’avrete trovata.
questa è una descrizione di come si può coniugare bene eros e poesie.
bravissimo
Una più bella dell’altra. Bravissimo Matteo, compliamenti!
Con le tue parole ci fai sognare. Grazie!
Grande matteo! Sono ritrnato i tempi i via mondo! Giuseppe