Tre poesie di Paolo Polvani.
Compagni di viaggio
Lungo la spiaggia di Ansedonia ci accompagnano,
allegre e un po’ insolenti, le orme di una piccola volpe.
Forse adesso ci scruta dalla macchia con lo sguardo fisso.
Forse stanotte annuserà le nostre orme,
così disordinate e tracotanti.
Quanti compagni di viaggio invisibili
sulla strada, quanti fratelli.
I tuoi anni
Guarda mamma, i tuoi anni
si allungano spediti
come formiche in fila indiana
sul tavolo di marmo
della cucina
e già s’appressano al bordo
la luce del neon
spande un sentore d’inverno
e d’ improvviso
sento freddo.
Il giorno che morirò
Mamma, il giorno che morirò
il cielo continuerà a essere
sfacciatamente azzurro?
e il mare a sussurrare parole
indecifrabili e salate?
scondinzoleranno i cani il giorno
che morirò?
lumacheranno le lumache e i gatti,
gatteranno i gatti?
mamma il giorno che morirò le portinaie
ciabatteranno ancora? e le campane
avranno da ridire le campane?
e i fornai? germoglierà nelle strade
il profumo del pane?
Il giorno che morirai accadrà tutto questo,
e le ragazze avranno ancora sguardi innamorati
e i tram si fermeranno ai semafori.
Il giorno che morirai i muratori avranno le mani
sporche di calce e il mondo
sarà quello di prima, con le lacrime agli occhi
e i sorrisi di sempre, le parole
nella tromba delle scale e i bambini
che corrono, il giorno che morirai ci sarà il sole
o forse pioverà.
Allora mamma, il giorno che morirò
sarà una festa, tu, per favore,
tieni la finestra aperta.
Paolo, sono commoventi queste poesie mi fanno venire la nostalgia di un abbracio materno, sono nonna ed ho ancora bisogno di fare la figlia.
Un abbraccio
Grazie Marilena, tutti restiamo per sempre figli! ricambio l’abbraccio