Tre visioni erotiche: Pastàkas, Piccoli, Paraboschi

Tre visioni erotiche: Sotirios Pastakàs, Alessandra Piccoli, Luigi Paraboschi.

  

  

Vi proponiamo il punto di vista sul tema del mese di diversi autori, con una sola poesia a testa, a esemplificazione e dimostrazione di come la parola poetica possa fornire una molteplicità di spartiti aderenti a un medesimo assunto.

      

Sotirios Pastàkas ci confida strani sogni:

   

CAMPARI ODE
trad. di Yannis Goumas

A red lemon is not yet
An orange. A slice of lemon remains
A half-moon in a glass of Campari.
Moon, its passion falling in drops
Upon my tongue.
A red slice of lemon remains
Having drunk from the same glass
Our share of the half-moon
Like old lovers, like fallen angels,
And you an ancient mistress who no longer hides
Your face among the clouds.
New coins have now replaced you,
Your currency is no security.
We shall not clink glasses
Face-to-face; half of the Campari may
Yet become a full moon,
Red moon, as red became
My white sheets in the dark
When I had sex with you in your absence.
A slice of yellow lemon
That became red as an orange
When my sperm shed blood.
The “well” you gave me for a present was not by chance,
Young bitterish girl
As like as a bitter orange.

 

***

   

Alessandra Piccoli non è da meno e controbatte con:

    

Destino

Ti ricordo sperma d’avorio

a nutrire teneri virgulti

di passione tenuta sospesa

dai tuoi abbracci infiniti

e occhi incantati

    

mi guardavi tremare

d’orgasmi gridati

e fiato bagnato

le natiche aperte

aspettandoti come

un destino

 

***

Luigi Paraboschi chiude queste segrete confidenze di poeti:

    

Bondage

 

Sei sangue che mi graffia nelle vene
piuma dolce che mi percorre
dove il braccio si flette verso l’omero,
sogno che sfocia calmo nell’estuario,
  
leghi i miei polsi alla spalliera
con la luce di quella luna
che, maliziosa, t’assomiglia
  
e m’accarezzi con la calza
vuota di peso che mi strofini al collo
e poi l’avvinghi stretta
costringi il mio fiato
a chiedere soccorso al tuo respiro.
  
Oscilla nella teca la massa grigia
sciaborda la coscienza
sono barca alla riva che l’onda lappa
vertigine il mio buio dentro gli occhi
e cado
scendo
sprofondo dentro l’ambra
mentre sale in superficie
la bolla d’aria che poi esplode
pensiero rilassato
dentro una tenerezza che ci raccoglie.

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