Umane nature di Claudia Zironi.
La poesia è in essenza enigma. Se così non fosse non esisterebbe l’arte. L’umana natura è rivolta a ricercare, a disvelare l’inconosciuto. L’anelito artistico di sublime originalità nell’atto estetico asseconda l’umana natura.
Parliamo dunque in versi dell’enigma dell’umana natura. Qui, con grande presunzione, del “maschile”. C.Z.
UMANE NATURE (MASCHILI) I
Generale, genere, sui generis
Guardano gli dei l’umanità,
le donne gli uomini,
una donna un solo uomo
Parassiti materni per nove mesi
simili
per tre
a larve d’anfibi e ratti
gusci
a oscillococcinum probiotici
a mezzi corredi cromosomici
culle
di spore fameliche
di inverecondi protozoa
di umori e muchi
addentano l’aria in cerca di preda
senza concedersi
l’estinzione
fino all’atto, unico, ultimo, subìto
che giustifica ed assolve
la loro esistenza
Acqua sono e acqua
ritorneranno
con tre quarti di croce
troppo amati simili che aprono orridi abnormi
nel lascito terreno, nel lascivo allontanamento, nella crescita alienata dal ventre,
in pugni, voci, peni alzati
o veli abbassati
nell’offesa,
in chiavistelli serrati,
nel possesso senza appartenenza,
nelle fecondazioni imposte e in quelle negate,
nelle lacrime da noi versate
***
UMANE NATURE (MASCHILI) II
Si graffia piano all’inizio per capire
lo spessore della calce poi via via
si procede a raschiare la pellicola
degli anni, il residuo del tempo, la scorza
lasciata dagli eventi. Appare
un miracolo di tenerezza, il seno
di una madonna con bambino, il giglio
del tuo sorriso aperto, il ciglio
della gelosia. Non nascondere
oltre
al mio sguardo
l’abbagliante limite dell’universo,
la storia della scimmia, l’incesto
delle acque con il lampo, l’arresto
brusco
dell’oceano contro la scogliera, il sisma,
la collera di Ares, il peccato di Orfeo
e quello di Eva, non nascondere
oltre
al mio sguardo
che sei uomo. Non nascondere
oltre
che aneli ad altro cielo
***
UMANE NATURE (MASCHILI) III
l’aliena
surrogati di
passione amore desiderio unione comunione: amicizia complicità condivisione-saltuaria
nella bocca dell’uomo che non vede che di sé stesso il riflesso
che non sente se non il proprio corporeo fardello
ma neppure quello ascolta
(e si espone
preda
involuta
di una maggiore dose di egoismo femmina)
il solito cliché si ripropone
rigido
all’infinito
abbiamo imparato la sua lingua con facilità, nel tempo su questa Terra
continuiamo
a relazionare di stereotipi senza mai più provare l’agognato stupore
troppo stanche per cercare un altro sogno
nausea da banalità ci ricorda questa carne
che sia ora di abbandonare