Un agosto a Parigi, due poesie di Raffaela Ruju.
Sono nata a Tissi (SS) il 28 febbraio 1960, mi sono trasferita a Trieste nel 1979 dopo aver conseguito la maturità artistica all’istituto d’arte di Sassari.
Ho lasciato la facoltà di lettere per coltivare gli studi di fitoterapia e la professione di erborista che esercito dal 1989.
Ho iniziato a scrivere come tutti i bambini dalla prima elementare. La mia prima settimana di scuola l’ho vissuta come una vera prigionia, volevo scappare per tornare nel mio giardino dove potevo sognare le storie che nascevano nella mia testa. Quando capii che la scrittura era lo strumento che mi avrebbe permesso di trattenere nel tempo le immagini che mi nascevano dentro capii che ero proprio una bambina fortunata.
Eppure non ho fatto della scrittura il mio mestiere, lei è sempre stata la mia passione, come la pittura, la lettura e la musica. Ero, e sono, affascinata dalla bellezza delle arti e della natura.
La mia scrittura tende a modificarsi a seconda delle mie passioni e dei miei umori, mi esprimo con la poesia, con la narrativa; con la penna riesco a mettere ordine in quel caos che è la mia mente.
Ho pubblicato “ Interferenze” il mio primo libro di poesie nel 2002, e “Un suono di labbra mute” nel 2014. RR
Rigurgitata in onda
Poesia ispirata da
“La Vague ou les Baigneuses” di Camille Claudel
“Ha una natura profondamente personale,
che attira per la grazia
ma respinge per il temperamento selvaggio”.
August Rodin
rigurgitata in onda
sfregiata alla deriva nell’annullo
in un luogo tutto mio
memoria di se stessa
l’acqua chiede solo un accordo
per un ricordo quasi stonato
forse dimenticato
da un vento traboccato
come detrito naufragato
chiedimi adesso
se oso quando posso
inchiodare agli occhi il sole
chiedimi domani
e ancora dopo
di questo taglio d’ombra
di questa spuma
che mi entra rancida
nella vena del fiume
quando scorre flaccida
con la sua molle melma
sull’alga bruna prosciugata
è una scia di sorgente
questo dolore prorompente
che rompe gli argini e risale
strappando vele all’orizzonte
sul tizzone di un sole morente
che guida il sogno delle nuvole
***
Un agosto a Parigi
21 agosto
Non ha parole
questa Parigi
che morde la mente
prima colazione in stanza e poi, Rodin.
Nella cecità del sole
urge la dannazione della porta
entrano gli angeli notturni
e in piena luce affogano nel fuoco
E’ mezzogiorno appena nato
per quest’uomo schiacciato
risorto dalla morte infernale
con un urlo che esplode nella materia
Una dannata leggerezza paurosa
che si fa notte a mezzogiorno
nell’istante in cui possiamo vivere
l’illusione di un’eclissi
Solo il silenzio delle siepi
ci accoglie in pieno giorno
profumando l’aria di essenziale
sulla forza massiccia di Balzac
23 agosto
A sera
A sera nei cieli di Parigi
le nuvole corrono veloci
io ascolto il passo delle ore
Parigi è il luogo
dove la verità riemerge
rotonda e bella
bella come le illusioni
che ci circondano
A sera nei cieli di Parigi
le nuvole sono solo il capriccio di Dio.
28 agosto A Montmartre
La solitudine dell’ombra
La materia evade dalla forma
e diventa luce interiore
fisica e metafisica manifesta
nella solitudine delle ombre
Evanescente anche il sole
con questa pioggerellina estiva che mi muore dentro
come la mistica delle ore che mi porto dentro
Le ombre implodono nel nero
e si fa liquido anche il tempo
inutile diventa la dialettica
A Montmartre le ombre seguono la via delle nuvole
le vie sembrano i corridoi della mia mente
il piano orizzontale del pensiero
segue le verticali del silenzio
diventa folle l’arco delle mie fantasie
Niente è reale
nemmeno il suono vibrante
del rintocco di campane nel vento.

“Solo il silenzio delle siepi
ci accoglie in pieno giorno
profumando l’aria di essenziale
sulla forza massiccia di Balzac”
***
“Parigi è il luogo
dove la verità riemerge
rotonda e bella
bella come le illusioni
che ci circondano
A sera nei cieli di Parigi
le nuvole sono solo il capriccio di Dio”.
***
La materia evade dalla forma
e diventa luce interiore
(…)
nella solitudine delle ombre
(…)
con questa pioggerellina estiva che mi muore dentro
come la mistica delle ore che mi porto dentro
(…)
e si fa liquido anche il tempo
(…)
A Montmartre le ombre seguono la via delle nuvole
le vie sembrano i corridoi della mia mente
il piano orizzontale del pensiero
segue le verticali del silenzio”
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Ho seguito il filo dei versi che avrei voluto scrivere io, che dunque hai scritto tu anche per me, grazie! Grazie per queste poesie molto evocative e molto rappresentative del luogo che si fa luogo/non-luogo interiore.
Il tutto scritto con una sensibilità che porta la firma della femminilità.
Che bello rileggerti Raffaella, ti trovo in piena forma, a parte qualche esuberanza fonica come qui:
“per un ricordo quasi stonato
forse dimenticato
da un vento traboccato
come detrito naufragato”
***
(mi riferisco alle desinenze insistite).
Ecco, ti ho commentato come ai tempi che furono in Descrivendo e sono felice di rileggerti qui. Un caro saluto.
Rosanna Spina
Leggo solo adesso il tuo commento, sempre puntuale e attento alle sensibilità dei linguaggi; grazie Rosanna. Spero di rileggerti presto.