Un fantasma di madre, inediti di Pasqualina Deriu con nota di S. Secco

Un fantasma di madre, inediti di Pasqualina Deriu con nota di S. Secco.

    

    

“Una osservazione del morire”. Così Pasqualina Deriu – poetessa, giornalista ed insegnante, di origine sarda e residente a Milano – racconta queste nove poesie dedicate alla madre malata, nelle quali la semplicità del linguaggio, dichiarata anche dalla stessa autrice, si fa preziosa, autentica limpidezza di parola. Quasi una carezza: gesto elementare di contatto, di sollievo e di vicinanza; gesto che cura senza bisogno di artifici retorici, nella sua essenzialità di balsamo; gesto che calma. Nei versi brevi di Pasqualina Deriu riconosciamo il sentimento di una maternità dai ruoli capovolti, dove la madre diviene figlia: una madrebambina dolcissima e vulnerabile, senza età, che si lascia cullare in un tempo di dimenticanza, di giorni uguali e, forse proprio per questo, di eterna primavera. SS

    

Deriu Pasqualina, nata a Silanus (NU), vive a Milano, ha insegnato italiano e storia in Istituti superiori. Giornalista pubblicista, è stata redattrice di varie riviste, ultima La Mosca di Milano. Ha pubblicato le raccolte di poesia: Cala Sisine e dintorni, L’autore libri, Firenze 1997; A metà della strada, Joker, Novi Ligure, 2003; Il cielo tra le pietre, La Vita Felice, Milano, 2013. Sue poesie sono pubblicate nelle antologie: Versi Diversi Edizioni Melusine, Milano 1998; Luoghi del desiderio ed. Bocca, Milano 2003; Forme liquide deComporre Edizioni, Gaeta 2014; XXX a cura di I.v.a.n Project e nella rivista Il Monte analogo. Ha pubblicato un libro di interviste a poetesse contemporanee, Racconto di poesia, CUEM, Milano, 1998 e saggi di didattica dell’italiano in AA. VV., Il laboratorio d’italiano Unicopli, Milano 2002. Un saggio critico sulla poesia di Marina Cvetaeva è edito nell’antologia collettanea Con la tua voce La vita.

***

Delle poesie che vi proponiamo: “Dici parole intere” è pubblicata in rivista, mentre le altre fanno parte di una silloge inedita.

    

Il tuo spazio prima di tutto
che cosa includo?
Le tue mani
il prolungamento delle tue mani
il vaso di gerani alla finestra
il basilico verde nel balcone
Non cede un calcinaccio nel soffitto
la caffettiera brontola…e non ha sosta…

*

Spesso sorridi
viso disteso elastico.
Forse un piacere c’è
nella dimenticanza
il brutto ricordo non affiora
e il tuo presente e lì
nello sguardo allegro effimero
di che viene a trovarti.

*

Baci mille, baci!
Dissolta la mente è materia
che vive
corpo solo corpo, vuoto
e ancora pieno.
Il corpo diventato corpo
vive di corpo
sente da me, da te
il caldo il colore del mondo…

*

Dici parole intere
o mezze che non comprendo
rispondo anch’io parole
a mezza voce
suono puro risuona
ed è il linguaggio nuovo
forse più vero, più tremendo
del senso che si è perso
di un altro senso

*

Un tempo avresti detto son contenta
che tu sia qui per tanti giorni
accanto a me.
Oggi non riconosci i giorni
mi vedi da lontano
con altri occhi, un po’ ignoranti
un po’ bambini, forse
la tua vecchiaia non esiste.

*

Ogni tanto spunta una lacrima

pensi agli addii?

Abbiamo tempo

restano giorni ancora, anni…

E’ un consumarsi lento, ma il corpo

tiene, reca l’impronta

della tavola antica

di un desiderio innato

insaziato.

 

E’ per te

ma più per noi

che ogni anno risbocci

resisti frenando

in questo lento fiume del morire

Fra poco compirai gli anni – 89 –

sarà tutta una festa

anche in ricordo di altre

rivoluzioni.

 

Pallida e bianca

nello spazio ristretto

nella luce grigia

al mattino alla sera

nei giorni tutti uguali.

Occhi lucenti piccoli smarriti

niente attendi, niente sai

e forse nel mio sguardo vedi

un fantasma di madre

 

Ti lascio

ma so che al mio ritorno

sarai qui, in allegria

Tu sai che la vita la fai tu

ti stringi a noi

e a quanto ti è rimasto

e incurante resisti

con saggezza di gatto.

                  

Sinfonia d'autunno, Ingmar Bergman 1978
Sinfonia d’autunno, Ingmar Bergman 1978

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