Un gelato al limon: il versante liquido dell’eros.
Versi di Miriam Bruni con introduzione di Paolo Polvani.
Il sottile, sensuale ricettario inesausto di ebbrezze in Miriam Bruni è nella promessa: – tutta la notte potrei vegliarlo – .
Promette di fargli da guanciale e da estuario di sogni.
Si evidenzia l’utilizzo di un lessico frizzante e insieme maturo, consapevole dell’importanza cruciale che ogni parola riveste nell’economia del testo.
L’aggettivazione è scarna e sorvegliatissima, e la promessa di quel suadente odore ne fa un canto di parole che s’incidono con forza nel lettore, la trasmissione di una cieca fiducia nella vita, un entusiasmo che affiora e prende corpo in ogni singola parola. P.P.
La terra in superficie
è secca e screpolata
Ma sotto è scura
e fresca – Vangami
Ripesca
il mio color di mora
e quel suadente odore
che in te s’incise come
un canto senza parole
***
Perché non finisci, mondo?
Tutta la notte potrei
vegliarlo, senza che il giorno
reclami, al lavoro consueto
le mie mani.
Gli farei da guanciale, lo sai.
Da estuario di sogni; ricettario
inesausto di ebbrezze.
***
E tu,
mimetizzato
nel mio cuore
come i frutti
ancora verdi
del melo estivo…
E tu,
labirinto
che mi trattiene,
ormai da quanto,
da quanto tempo,
amore?…
***
Su di me
vorrei sentirti
Orizzontale
Il tuo peso
– finalmente –
misurare
Frizionarti vorrei
ogni parte del corpo
– vorrei –
E di luce riempirti
E fasciarti di storie
e carezze gentili
***
Io sola
ti vidi
Srotolato
Risplendente
Disarmato
Tu ricordi il mio cuore
quel nascosto
galoppare
Io te quel giorno
come vestivi
– come parlavi! –
E l’improvvisa pace
di quell’abbraccio
tutto quiete e luce
Mi scoraggia che una donna scriva versicoli d’aria senza poesia potenza amore erotismo. Un insieme di fiacca astrazione. Anche questo esemplare di cosiddetta poesia erotico–amorosa mi conferma che in Italia non si sa scriverla. Che l’uom in assoluta
vanità soprattutto all’abbraccio sia frettoloso non mi stupisce che
poi scriva anche scemate volgari prive di poesia; ma una donna a cui occorre più attenzioni di tenerezza e intima fortitudine di tempo dovrebbe saper esprimere l’eros in generale ––pure della sua spiritualità non intendo da disinteressato divina o religiosa ––
in immagini non alla pappa.
Davvero mi dispiace.
Alfredo de Palchi
Ringrazio Alfredo de Palchi per l’attenzione che presta a Versante ripido. Non so se i poeti italiani non sanno scrivere di erotismo, e non conosco i poeti americani contemporanei, ma approfitto di questa sua provocazione per dirgli che siamo più che favorevoli e disposti ad aprire un confronto operativo non solo critico, e a pubblicare tutti quegli autori che vorrà segnalarci e farci conoscere. Lo scopo di questa fanzine è questo soprattutto: stimolo e confronto, per cui ben vengano i rilievi se aprono a discorsi proficui.
Per quanto riguarda le critiche mosse alle poesie di Miriam Bruni: sono stato io a invitarla e lo rifarei. Quando è iniziata l’avventura di Versante ripido avevamo anche questo tra i nostri obiettivi: offrire uno spazio ai tanti giovani autori. Miriam è una giovane donna dalla personalità complessa, ricca di sfaccettature. Credo che solo per motivi anagrafici non abbia raggiunto la pienezza di una voce matura, sono tuttavia convinto delle sue ottime potenzialità, sono certo che offrirle ulteriori occasioni contribuirà alla sua crescita e risulterà utile anche ai lettori, perché la sua voce cristallina ha qualcosa da comunicare. I sentimenti, e in questo caso la tensione erotica, si prestano ad essere declinati attraverso infinite sfumature. Miriam utilizza lo strumento classico della linearità, della semplicità. Nel suo stile ritorna l’essenzialità passionale di Saffo e dei lirici greci, che sono alle origini della nostra tradizione culturale. La missione, che crediamo non impossibile, della nostra attività è recuperare lettori alla poesia, e riteniamo di poterla realizzare offrendo un ventaglio variegato di proposte.
Quindi grazie ad Alfredo de Palchi per i suoi rilievi e per i futuri contributi di cui vorrà in futuro onorarci e che attendiamo con piacere, ma grazie anche a Miriam per i suoi versi e per l’ occasione che ha favorito.
paolo polvani
Scoraggia sempre quando ci si imbatte in presunti depositari di una qualche “qualità poetica” irrimediabilmente perduta, distillatori di brillanti disamine con la leggerezza di un flamer incendiario, e soprattutto nella loro assoluta inconsapevolezza di rappresentare la faccia maleodorante della stessa medaglia cariata di una “poesia” tradita, evocata come un mantra scacciapensieri. Brava Miriam, alcune intuizioni, come l’incastro settenario – quinario dell’incipit, sono molto promettenti.
Avevo scritto un lungo commento direttamente qui. Secondo le mie note contraddizioni difendevo la poesia di Miriam Bruni e parlavo d’altre cose suggerite da Paolo Polvani. Inviando il testo allo stesso
istante sparisce. Non lo trovo in nessuna parte dell’internet.
Invece trovo il commento di Roberto Ranieri rivolto a un auditorio
di anonimi assenti. Perché non a me personalmente? Tuttavia mi soddisfa che il mio commento l’abbia incoraggiato a fiatare fregnacce “quando ci si imbatte. . .”, e terminare abbastanza poveramente con “brava Miriam. . .”.
Alfredo de Palchi