Un soffio di infinito di Carla Muzzioli Cocchi, con traduzione in inglese di Graziella Sidoli, Danilo Montanari Ed. 2017, lettura di Claudia Zironi.
Il 30 settembre scorso, ho avuto l’arricchente esperienza di presentare il libro di poesia di un’autrice un po’ speciale a un platea pure un po’ speciale.
Carla Muzzioli Cocchi (note bio) è una nota psioterapeuta bolognese classe 1930 (!) alla quarta pubblicazione poetica.
L’evento di presentazione di questa quarta fatica realizzata a quattro mani – Muzzioli ha lavorato insieme con la traduttrice Graziella Sidoli (Sidoli, italiana vissuta in Argentina e Stati Uniti, ora rientrata in patria, è traduttrice, redattrice, saggista, giornalista e scrittrice in tre lingue) – costituita da rivisitazioni e traduzioni di testi dagli ultimi precedenti due libri, pubblicati sempre con Danilo Montanari di Ravenna, che si è tenuto nel centro di psicoterapia Cartoleria18 a Bologna, davanti a una platea prevalentemente composta da psichiatri, psicologi, psicanalisti e artisti, portava il vessillo organizzativo de la Casadeipensieri.
Erano presenti l’autrice, la traduttrice e il curatore della prefazione Paolo Valesio. A me il compito di coordinare l’incontro.
Qui propongo le note con cui ho introdotto le interviste e il dibattito sul libro.
Leggendo il libro di Muzzioli sono rimasta molto colpita sia dai testi che dalla traduzione. Amo la poesia breve e profonda, me la sento affine. Questi versi, di tradizione ermetica novecentesca, hanno il fascino di una leggerezza innata e di un bel ritmo, oltre a trasmettere concetti positivi sulla vita: “traccio arcobaleni / nel cielo dei miei addii” – e spunti di riflessione profondi. Il tipo di versificazione è essenziale, a volte aforismatico, soprattutto nella seconda sezione dove sono antologizzati testi dal libro “L’aria della sera”. I testi della prima sezione, dalla precedente pubblicazione “Esco”, ricordano invece certi scritti della poetessa argentina Alejandra Pizarnik.
Cito Lacan: “Parlare è anzitutto parlare ad altri”… Ecco, la lirica di Muzzioli, anche quando parla a se stessa va diritta all’intimo dell’interlocutore-lettore o, per dirla con lei, “all’anima”: riecheggia nella memoria il passato e nei pensieri aleggiano le grandi domande sul senso dell’esistenza.
In pratica i suoi versi, e in questo probabilmente più mi ricorda Pizarnik, arrivano a toccare un livello non psichico o razionale (forse una stranezza questa, considerata la professione che Muzzioli esercita?) ma un substrato più antico e profondo, evocando uno stato mistico.
Per quanto riguarda la traduzione, ho davvero apprezzato come Graziella Sidoli sia riuscita a rimanere fedele al testo e al contempo attuare una resa sonora raffinata e affine all’originale rispettando la metrica personale dell’autrice.
Ho seguito una conferenza di Marc Augè, di recente, al festival della filosofia di Modena, che trattava dello scritto come arte dello spossessamento, che verteva sul rapporto tra lo scrittore e il lettore (che interpreta), il critico (che interpreta e scrive a sua volta), il traduttore. La considerazione finale di Augè è stata che il traduttore è il lettore capace di attuare il più grande degli spossessamenti dovendo completamente ricreare l’opera, ed è, probabilmente per questo, il protagonista della pratica più ambita dallo scrittore, seppur questi spesso si trovi in disaccordo con il traduttore. A me pare che Sidoli abbia “ricreato” Muzzioli rispettandola, cercando di non “tradirla”, rendendole giustizia. I versi in inglese hanno suono dolce, come lo hanno i versi di Muzzioli in italiano, i piccoli elementi talvolta aggiunti per esigenze linguistiche non snaturano il senso e al contempo l’arte non viene disvelata, ovvero spogliata del fascino del mistero. E tutto lo studio compiuto non penalizza la naturalezza complessiva.
Farò pace coi mostri
che mi raggelano il petto
e vivrò insieme a loro
una giornata qualsiasi,
ma completamente mia
*
I shall make peace with the foes
that chill my heart
and I’ll share with them
an ordinary day,
but it’ll belong to me alone
***
Il senso
di una vita
sta
nei suoi attimi.
*
A lifetime’s sense
is only
in its instances.
***
Quanta strada
l’anima mia
per giungere
alla sua meta.
Ero io la sua meta.
Troppa distanza
ci separava.
*
Such long road
for my soul
to reach its goal.
I was the goal.
Too much distance
divided us.
***
Per chi fosse interessato ad ascoltare le autrici e le loro letture, riporto qui il video che riprende l’intero evento.
in apertura La moglie di Frankenstein, James Whale, 1935