Un unicum che, al termine, darà volto per intero al suo… volto, editoriale di Gian Ruggero Manzoni

Un unicum che, al termine, darà volto per intero al suo… volto, editoriale di Gian Ruggero Manzoni.

    

    

Il grande Orazio, nel primo secolo avanti Cristo, scrisse “Ut pictura poesis”(la poesia è come la pittura). Tra poesia e arti visive, nella nostra tradizione, è sempre esistito un rapporto continuo, come poi ci insegnano Teocrito, Simmia da Rodi, Dosiade, Michelangelo, Marino, Baudelaire, Apollinaire e tantissimi altri. Inoltre la relazione e le affinità tra poesia e pittura sono più che sentite quando si è dato o si dà vita ad accostamenti del testo visivo col testo verbale, quale illustrazione o commento. Se si guarda la “Divina Commedia” di Gustave Doré, per esempio, è fin troppo evidente che da un lato la parola di Dante scorre potente, mentre, dall’altro, un artista di grandi capacità riesce a dare corpo ai versi del sommo poeta. Un altro esempio che mi viene alla mente è Dürer che ha reso visione dell’ “Apocalisse” di  Giovanni, dove la mano del sommo tedesco non fatica più di tanto a tener testa alla forza profetico immaginifica dell’apostolo.A cavallo dell’ ’800 e del ’900, con la rivoluzione semiologica del cinema e dei fumetti, le contaminazioni fra le varie discipline e, in particolare, tra quelle visive e letterarie, si sono ulteriormente ampliate. Partendo da Mallarmé di “Un coup de dés”, la pagina viene affrontata come un pittore potrebbe usare la tela, cioè quale superficie bianca costellata da parole dislocate con criteri rigorosamente spaziali. Altri, come Marinetti e i suoi futuristi, aggiungeranno alle frasi macchie e onomatopee leggibili in tutte le lingue, un po’ come le forme e le linee dei quadri che non hanno bisogno di traduzione. Altri ancora … e siamo alla Poesia Visiva … porteranno tale aspetto fino alle estreme conseguenze, rinforzando la parola con segni estratti dall’universo della comunicazione mediatica, come fotografie e caratteri di giornale, così da rifondare la tecnica dadaista del collage. A questo punto come non possono venire alla mente un genio come Cocteau e, soprattutto, un poeta come Pasolini, i quali, pur restando fedeli al “verbo” infine lo supereranno per consegnarsi al cinema?

Per ciò che mi riguarda ho sempre considerato la pittura quale continuazione del mio narrare così che, nel momento in cui la scrittura, come spesso succede, mi andava o mi va via via a stritolare, passavo e passo alla pittura, dando continuità al racconto tramite un’azione indubbiamente molto più liberatoria. Scaricate certe energie, eccomi di nuovo alla parola, e così da sempre, ritenendo, l’intera vita di un artista, e tutto ciò che ha prodotto, affrontando le varie discipline espressive che ha praticato, infine un unicum che, al termine, darà volto per intero al suo … volto, come avrebbe potuto dire Borges.

     

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opera di Gian Ruggero Manzoni

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