Uno spettacolo in poesia: Francesco Paolo Dellaquila, Roberto Marzano, Claudia Zironi.
Vi proponiamo il punto di vista sul tema del mese di diversi autori, con una sola poesia a testa, a esemplificazione e dimostrazione di come la parola poetica possa fornire una molteplicità di spartiti aderenti a un medesimo assunto:
di Francesco Paolo Dellaquila
Sipario
Nel silenzio il sipario
immobile dell’essere sconosciuto
ama la dea teatro
nell’ansia che darà poi
luce alla scena vera
Da quell’indefinito spazio
che separa la vista
di quel che saranno
le apparenti forme
parte il delirio di un mistero
che nessuno saprà per davvero
se rubato al falso
o al vero
Ed eccolo il sipario
si stringe fianchi
apre le palpebre
del suo velluto rosso
e svela la scena
e sono veri gli altri
il resto
a guardare sono fantasmi
*
di Roberto Marzano
20.08
La verità è che nulla è vero
c’ero, io, acceso
sull’altare immondo della concupiscenza
nera notizia gettata in pasto agli ignari
ovatta pregna di sangue catodico
stipata a forza in angusti pertugi irrisi
da clamorose voragini colmate appena
dall’intorpidito pollice sul telecomando.
Lo sporco gioco che propinavano astuti
era solo una scusa bieca
perché ammutolissero occhi di pietra
dinanzi allo spot delle 20.08
pavidi spettatori ingordi dell’altrui disgrazia
un solo brivido d’immedesimazione
duro di freccia aguzza piantata nello sfiato
delle vertebre lombari prone sul divano
poi un vuoto pneumatico
e l’irrefrenabile moto insano
di ingurgitare a grosse cucchiaiate
la nota pietanza “pronta in 1 minuto”
al “gusto-novità”… di carne umana!
*
di Claudia Zironi
davanti alle vetrine Socrate
avrebbe saputo cosa dire.
balbettando io ne bevo
senza morire d’aspra luce
di un saldo entro le facce
degli automi. ma tu prendimi
– che nessuno ha davvero voglia
di esser solo – prendimi
portami nella derisione
del tuo amore oltre un dio
di morta plastica e i manichini.
montiamo in vita a una spiaggia
di ciottoli roventi, stellari, scalzi
per danzare
ogni cara ipotesi di salva distruzione
della razza. poi restiamo lì
penetrati, ceneri abbracciate
come inerti, frantumate ossa
per millenni, in felice dissipazione.
(da “Fantasmi, spettri, schermi, avatar e altri sogni”, Marco Saya edizioni 2016)
*