Vietato oltrepassare la linea gialla, da “Un punto di biacca” La vita felice ed. 2016, di Anna Elisa De Gregorio.
Dietro proposta dell’autrice e con gentile concessione dell’editore vi proponiamo alcuni testi tratti dall’ultimo libro edito di Anna Elisa De Gregorio.
Vietato oltrepassare la linea gialla
I
Pare straordinaria
quest’aria di stazione:
solo a Bologna accade
che si leggano i giornali
con rose sempre fresche
nella sala d’aspetto
in compagnia dei morti.
Una hall di passaggi:
eterno va’ e vieni
con le anime dei vivi
per quella falsa porta
aperta dalla bomba,
ora chiusa da un vetro.
E niente conta il tempo.
Sul pavimento a lastre
come in un camposanto
portiamo ancora fiori
dove resta una fossa.
Bianche sono le rose:
senza consolazione
ricordano una data.
Bologna, mattino.
II
Si inciampa sulle morti
rimaste fra i binari:
stanno per sempre attonite,
per sempre senza pace.
Ma la stazione spinge
a coincidenze di ore
e qui la vita corre,
corre più che altrove.
Resta come un rimorso
la lapide in memoria
nella sala d’aspetto,
alloggio di fortuna
per i senza biglietto,
quelli dei cappotti
al posto dei pigiami,
che arrivano sul tardi.
Si accostano fra loro
per dirsi oggi è più freddo.
Nella famiglia aperta
c’è una bella triste:
è lei che apre il fermaglio
e libera i capelli,
mantello per la notte.
Sfugge bianca una rosa.
Bologna, sera.
VI
Guardo dal treno in corsa
l’ailanto nato a caso:
sta curvo sotto un ponte troppo basso,
lui, che nel DNA aveva iscritta
una schiena diritta.
Che peso avrà piegato
mia nonna (nella foto)…
Il peso del lavoro, lei diceva,
e delle morti in guerra.
Ma io non le credevo.
Pensavo invece che il suo DNA
(con l’elica ingobbita)
fosse l’unico artefice del danno:
ero molto saccente da bambina.
Quel ramo d’orchidea,
piegato in due sotto il peso dei fiori,
mi costringe a un impulsivo acquisto.
Vendetta dell’inconscio?
Piuttosto della nonna,
ora che insieme siamo vecchie e curve.
VII (trattato della lontananza)
Quanti baci sul treno:
arrivano e ripartono,
passata la stazione,
complice l’alta velocità
delle frecce scoccate,
che doppia lontananze
fra te e me seduti, immoti.
Oppure è l’elastico del tempo,
che si allunga smisurato,
impigliato alla maniglia
del mio vagone in corsa?
Qualunque sia la causa,
partirò in treno più spesso
con cellulare appresso.
VIII (trattato della distanza)
Fra te e me,
sinceramente ammaliato dalla capacità espositiva e di pensiero. Poetica icastica e di notevole l’impatto visivo/emotivo. Complimenti