Viola Bosio.
Ciao Viola e ben ritrovata. Per i nostri lettori che ti hanno gia’ conosciuta in “Ab urbe condita” che ne diresti di fornire qualche informazione in piu’ su di te? La tua vita, com’è arrivato il richiamo alla poesia, come la pensi sui tanti siti, forum, gruppi e blog di poesia in rete…
Sono nata nell’82, difficile storia familiare (non conclusa), felicemente emigrata dalla lombardia al trentino per amore, ovviamente.
Insegnante di scuola primaria e mancata artista (a sentire mia madre), io dico solo dilettante.
Adoro leggere, scrivere, disegnare e creare, tutto quello che mi passa per la mente.
Amo la gente ma anche l’eremitaggio, la coerenza non è il mio forte.
Richiamo alla poesia? Ho cominciato verso i 16 anni a scrivere diari, poi sono trasfugata verso forme sintetiche, che mi permettessero maggiore efficacia nel trasmettere le tempeste interiori. Da qui la poesia: sintetica, rapida e sta tutta in un quaderno che tengo nella borsa. Da lì i siti letterari (almeno una decina d’anni) e la mia formazione pseudoletteraria e umana.
I siti di poesia… come anche quelli di prosa, diciamo letterari, sono purtroppo frequentati in larga parte da persone che si esaltano nel sentirsi definire poeti e, invece di darsi saggiamente all’uncinetto, scrivono quintali e quintali di versi inutili. Diciamo che non ne ho ancora incontrato uno dove l’egocentrismo pavoneggiante non fosse padrone delle regole e del vivere comune. In fondo, anche per scrivere ci vuole un briciolino di talento, motivazione sincera e non solo arida tecnica.
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Vi proponiamo ora alcune poesie di Viola.
Non so scrivere una lettera
Non so scrivere una lettera
potrei cambiare d’improvviso sponda
tra una “e” e un “può darsi”
collimando le piccole ginocchia
da bimba, incrociate, a incontrarsi come i sogni
non te lo so dire, non so dire
quanto sia preoccupante
allunare sui tuoi occhi stanchi
e ti ricordi ancora allora, come eravamo
solitari e insieme soli, come giostre
di giardini mancati, nascosti o perduti
veleggiando sui mari di plastica
non c’è nulla che ci accorga della tempesta
e figurati se il sole che ci nega sole
potrebbe falsificare le ombre un po’
per far sembrare mattino la notte
e pomeriggio l’ingannevole meriggio
non so, come si scrive una lettera?
Tu sei più bravo di me
nell’inventare luoghi arditi
il vigile assente delle gioie che non avemmo
potrebbe adirarsi, perduto anche questo treno di cartapesta
il cielo s’è sfondato, e tu, amore mio
sei rimpicciolito e vaghi
nei portici del “tutto va bene”
***
Niente è traducibile
Niente è traducibile?
Nothing is unspeakable?
Così diceva la radio gracchiando
come vento che si insinui nel torto
e vividi i cocci delle promesse rotte
cominciavano a imbrunire del sole minore,
capovolto come uno scarafaggio
esitante come un capriolo
concesso al fine
di convincere le masse
che tutto andasse bene
che il tempo fosse istante
e proprio lì, al far del giorno
gli sciami di creature infime
pronunciavano la fatidica domanda:
ghafar taman faza °°° asser follito par?
Niente è intraducibile?
Nothing is unspeakeable?
Il guardiamarina alla cavalleria
sul filo della sua morte
correndo piano verso il tunnel
così sussurrava, appena prima
di dimenticarsi
d’essere un uomo
e non un alieno.
***
Coerenza
Spostare sassi come fossero pietre
e sfoltire i nessi, come misteri di periferia.
Allarga le braccia, allargale più che puoi
dal filo al filo si misura la tua sporcizia;
coltelli a rimuginare fra le scapole dei tuoi sogni
e vibrando le ossa scivolano, piano sul terreno aguzzo
la colla dicono sia necessaria, la colla dicono sia primaria
ma io non mi adeguo, e tu non mi pre-lievi
solo
la coerenza è un affare
per principianti.
poesie arieggiate, briose, non autoreferenziali