Cultura e Società. Versi di Vittorio Musca.
Ecce Nietzsche
Castelli: “Sono tutti contro tutti.”
Perché lavorate ancora?
Per far gola alla vostra fame
o per rappresentare la dignità delle teste chine?
Un attimo, prendo da bere,
gli scioperi me li devo pur pagare.
Avete sete di giustizia?!
…..peccato, perché non ho più soldi
e penso che la giustizia sia immorale,
soprattutto oggi che in Europa
c’è solo una moneta a prendere le misure.
Addio homo,
il Papa polacco desiste dal morire.
Scusatemi un momento,
saluto un amico,
è da tanto tempo che non lo vedo,
le solite quattro cazzate, e poi…..
perché dovrei perdere proprio con lui il tempo a parlare?
Dicevo…..
Non è una scusa sufficiente la lapidazione
per seguire il pastore come le pecore smarrite,
nelle manifestazioni dove siamo ancora
come ebeti pronti ad applaudire un qualche fantoccio d’ideale,
in ostinate peregrinazioni di esseri nati per camminare.
…..ancora con la giustizia,
la giustizia è solo un altro potere
quando la libertà vuole dominare;
il re è già anarchico,
non ci pensa mai, non gli dà alcun fastidio
l’idea del farsi seppellire;
il re è sempre lì che ride.
E voi…..voi lì a dargli contro,
(accendo una sigaretta che mi si voleva rubare).
Non siete ancora stanchi del dir di no per convenzione?
Solo domande, le mie,
cos’altro fare nel clamore?
Si chiede il nome e qualche altra generalità
per poter far accoppiare
il nostro intimo che ci ha chiesto una firma
ricattandoci con il profondo che ci avrebbe chiesto la rigenerazione.
Locale, globale, glocale…..
spero non sia solo l’obbligo ciarliero
del tempo libero
la nostra migliore aspirazione.
Sono stanco anche del comunismo
che alla base vuole la stessa condizione,
la stessa idea da boicottare.
…..io esco un attimo per fumare
…..ci credereste se vi dicessi
che sono tanto leggere le mie droghe
che mi riesce di sognar solo persone
infinità incompiute e tristezza nelle cose?
***
Il business dei primati
La schizofrenia del creare oracoli sulle pergamene,
nella stanza di lei,
suonava come negli afterhours
le lettere di plastica con cui ora batte,
con le atmosfere di quando
fuori dalla scuola,
i cani appena pisciano sui loro territori
e poi, sulla tavola, l’anima che avanza
ai disagi dell’anima che resta
nella pulizia grigia delle lame dei coltelli
che affettano le cipolle
col sapore steso e morbido del miele
e riflettenti le bestemmie d’orpello alle uscite ed alle case.
È la solita commedia,
sempre più classica e ridicola
delle già morte verginità
di labbra nuove che s’abbracciano,
fino a sanguinare.
Il terrore della Fine del Terrore
Combattiamo per altri
esposti dal pannello più evoluto,
con la garanzia di almeno un centro,
che almeno da morti non serviamo
alla giustizia condotta in pubblico,
in giorni di festa,
per buffe balie briganti
in vestiti da poliziotti con bastoni,
nei teatrini del mondo spalla
per farci assieme due risate.
Giustizia
giustizia
giustizia che rinfranca
che la condanna vien da se
e la pena è pane quotidiano,
come per i vecchi le mattine nelle chiese
la prima comunione,
attese senza preghiere,
tra un ospizio ed un orfanotrofio
con le solite procedure
per l’Agnello offerto da Dio
che è sempre carne umana
da mangiare.