Il mare dei poeti: versi di Carla De Falco, Furio Detti, Anna Magnavacca.
Vi proponiamo il punto di vista sul tema del mese di diversi autori, con una sola poesia a testa, a esemplificazione e dimostrazione di come la parola poetica possa fornire una molteplicità di spartiti aderenti a un medesimo assunto:
scena nuda
di Carla De Falco
cupi, lontani e vocianti
peccatori d‘acqua dolce in branchi
si fasciano d’olio e catrame.
un gabbiano s’è alzato in silenzio
qualcosa mi penetra:
è un’ansia
di non saper vivere assenze.
morte conchiglie nascoste
dalla sabbia nocciola di foglia
sono denti sotto le piante.
in silenzio tento l’accordo
al respiro profondo del mare
osservo la sua barba verde
ascolto il lavoro del sale.
il cielo si toglie di dosso
l’abito azzurro fiammante
e sceglie un tono dimesso.
un solo mutissimo istante
e il mare è nudo.
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Da “la voce delle cose” di Carla de Falco, Montag Edizioni, 2013
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Diario di Bordo
di Furio Detti
Il mare rovesciato sulla testa
per amore e poesia: “Cielo”
lo chiamiamo.
Ma nello spazio non esiste un sopra
un sotto non si dà, e come dentro
la galassia è un utero, da fuori
una folla di stelle l’accalora
in polimorfi vapori e la bonaccia
del rumore di fondo siderale
dilava e sciacqua a niente un fortunale
di stelle, un’esplosione
di supernove, l’impatto innumero
degli asteroidi sulla luna,
che si caria, luminosa medusa,
o la terribile circonferenza bruna
d’eclissi nei deserti, gli aperti
spazi che abbiamo in cuore somiglianti
al vasto tutto pelago intero
d’aria che ci annega, vivi.
Poi s’affoga sul serio
trascinati dal vero
e per ciascuno si cala
una scialuppa: la bara.
***
di Anna Magnavacca
E la domenica……..
mangio alle tredici
e ci possono essere dolci o sformati di verdure.
A volte indosso abiti colorati
e vado a Messa,
nel pomeriggio passeggio ( anche se non
ne sono troppo convinta) per ore
e poi torno a casa e dico di essere stanca.
Altre volte vado al Cimitero
e piango.
Se invito parenti
– per non stare sola –
mi biasimo tutta la settimana
per averlo fatto.
Mentre passeggio
intono un canto segreto alla tribolazione
e quando i miei piedi sono affannati
penso al mare
alla neve
e a ballare sulle punte ( lo facevo da bambina
per farmi guardare dai parenti e sentirmi dire “ brava”).
A sera rimugino
se i fiori la mattina avranno la rugiada…
Incerto è il mondo…li puoi trovare
coperti di gelo o soffocati dal fuoco…
O proprio non li puoi trovare più.
Interessanti le tre poesie…ma la poesia di Anna Magnavacca ti immerge in un clima quotidiano, di consuetudini, di atti ripetuti… “mangio alle tredici/ e ci possono essere dolci o sformati di verdure…. nel pomeriggio passeggio… Altre volte vado al Cimitero … intono un canto segreto alla tribolazione .”, lontano dall’isteria festaiola. Una poesia che racconta una domenica qualsiasi, una domenica che io conosco bene con tutta la sua carica di stanchezza, di impotenza e di senso dell’inutile. Perché anche i fiori… possono non esserci più.
è struggente, prende il cuore. ringrazio dal profondo la poetessa
M. Grazia Ferraris
Cara Maria Grazia, grazie per le tue parole…..e spesso le
domeniche sono proprio così….Un abbraccio. Anna Magnavacca
le poesie di Magnavacca sono affascinanti, per me, proprio per la semplicità di quanto in esse avviene, e per il modo con il quale l’autrice
è capace di contemplare la vita descritta che, a pensarci bene, è lo specchio della vita di milioni di persone, sole, sole e sempre più sole.
Grazie per tutto questo.