Happy feet, poesie di Daniela Pericone

Happy feet, poesie da Il caso e la ragione, Book Editore, 2010, di Daniela Pericone.

   

   

ENTOMOLOGO

Con quanto cinismo
con quale cruda afasia
ti guarda berciare
chi non sta nella mischia.
Non interviene, trattiene la mano
resta come incurante
a vederti sbracciare nel fango.
Si scansa, sembra quasi
eleganza il sottrarsi alle urla
al sudore di lotta.
Ma l’azione che manca
non è indifferenza.
Con cipiglio guardingo
ti osserva infilzato a uno spillo
sempre più fioco
ronzare e alfine del tutto zittire.

*** 

HAPPY FEET

Dicono che per capire un uomo
sia bene fissarlo negli occhi
oppure osservarne la curva
errante delle mani,
ma io, non so perché,
preferisco guardare i piedi,
quel punto di contatto tra l’anima
e la terra dove il passo
misura l’affondo nella vita,
la soglia di equilibrio
tra l’incerto sfiorare
di punte da ballerina
e il pieno espandersi della pianta
a possedere tutta la terra,
e le dita, poi, costrette
dall’involucro delle scarpe
che, più che proteggerle, le nasconde
alla vista di chi potrebbe sbirciare
una contrattura eccessiva
in contrasto al sorriso
o un solletico strano e quasi impudico,
una voglia di libertà
che dal più piccolo nervo
s’irradia con un guizzo
al pensiero più lontano.

***

A  MORSI

Mentre mordevo la vita
un dente si spezzava,
mi chinavo a raccogliere
il pezzo mancante
e con dita maldestre
rinsaldavo quello
che era stato un incisivo,
ma che ora somiglia
a un insulso canino
la cui natura animale
mostra solo il ringhio

e la vita se la ride
del mio morso a mezz’aria.   

*** 

CONTROSONETTO 

Ormai da tanto tempo il conte Amore
lontano nel suo bozzolo d’esilio
ha perso il suo potere ed il blasone,
ceduti per un niente a un impostore

istrione d’un talento artificiale
che un fragile destino ha assecondato
fingendo che l’inganno non trapeli.
Ma la commedia ha limiti precisi

non troppo a lungo da gran signore
si può trattare quel servo buffone
senza carisma privo d’intelletto

che non conosce l’arte del comando
e neppure sa indurre la risata
che renda miele amaro la cicuta.

***

      Daniela Pericone (1961) nasce a Reggio Calabria, dove vive e lavora. Laureata in Scienze Politiche, per molti anni ha svolto nella sua città un’intensa opera di promozione artistica e letteraria.

      Scrive poesie, prose brevi, recensioni e testi di critica letteraria. Ha ideato e realizzato recital, tra cui “Orfeo ed Euridice. Lo sguardo sull’ombra”, “Caravaggio”, “Ad alcuni piace la poesia”. È componente e voce recitante nel Gruppo Artistico Labyrintho. È inserita in antologie poetiche, riviste culturali (Poesia, La Nuova Tribuna Letteraria, Helios, Nuovo Contrappunto, I fiori del male, Link), siti e blog letterari (Radio Rai1, Rainews24 Poesia di Luigia Sorrentino, Atelier poesia, Helios magazine, La Recherche, La Rivista Intelligente, Cartiglio d’ombra, Caponnetto-Poesiaperta, Words Social Forum, Versante Ripido).

      Ha pubblicato i libri di poesia: Passo di giaguaro, Edizioni Il Gabbiano, 2000 (con una nota di Adele Cambria), 3° Premio Il Tripode, 1° Premio D. Napoleone Vitale, 2° Premio Il Convivio; Aria di ventura, Book Editore, 2005 (prefazione di Giusi Verbaro), Finalista ai Premi S. Domenichino-Città di Massa, A. Contini Bonacossi e Sulle orme di Ada Negri, 2° Premio Firenze Capitale d’Europa; Il caso e la ragione, Book Editore, 2010, 4° Premio S. Domenichino-Città di Massa, Premio Speciale della Giuria Il Litorale, Finalista al Premio Antica Badia di San Savino, Segnalato al Premio Francesco Graziano, 1° Premio assoluto Tra Secchia e Panaro.

      Di recente ha collaborato con l’Università eCampus di Roma alla realizzazione di un  ciclo di convegni sul tema “Il Posto della Poesia”, con l’intervento di docenti e letterati e reading di poeti nel cui ambito ha proposto una selezione di suoi testi.

       È di prossima pubblicazione una nuova raccolta poetica, frutto del lavoro di scrittura e di ricerca espressiva cui si è dedicata negli ultimi anni.

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