La ballata di Ahmed, inediti di Marco Righetti.
Trittico: Sui muri di Lampedusa
(La ballata di Ahmed)
I
Retate d’Africa arrivano a Lampedusa.
Appena sbarcati, i ragazzi intingono le mani nel cuore
e lasciano impronte indelebili,
pescano i loro anni,
catini di pioggia.
Ti avevano detto il Canale di Sicilia
è un ponte gettato per te
Tu ricordi, Ahmed, il ferro delle notti tunisine
il sacco di iuta con i magri datteri di Tozeur
le piastrelle decorate da mamma Nadya.
Fuad ti portò a vedere il grande lago salato
dove l’acqua si spezzava in sassolini bianchi
e crescevano miraggi,
pistilli senza fiore,
le violenze del regime piantavano notti stremate
finché venne marzo per partire,
ci sono i nuovi magi senza stella, seguili
e sarai in corsa per la vita,
inventati un nome
una faccia da portare a bordo
poi lì si diventa qualcos’altro
forse un vento
o il cristallo di un’attesa.
II
I risparmi di tua madre nelle fauci degli scafisti
in cambio il trasporto verso l’uva del nome Italia
sei entrato anche tu nel barcone,
al momento di salpare
quattrocento mani si schiudono al sole,
gerani improvvisi e malati,
l’ombrello di una voce conforta
abbiamo pagato andrà tutto bene
a terra invece i migranti esclusi,
cavi che non si sono sciolti dagli ormeggi,
e le unghie ora artigliano rabbia
la carretta non può portare altro
anzi voi che siete dentro
fatevi di cenere peserete meno
e non lascerete impronte:
avrete solo respiri,
nuvole di desideri
cieli inutili,
vale il piombo dei gesti,
si possono toccare naufragi,
non scendere nella stiva, Ahmed,
lì c’è un’ara di pietra
e sacrifici che preparano il buio.
III
Il viaggio dentro vasi insonni
siete piante sradicate da una terra matrigna,
il mare nostrum ha un panneggio pericoloso
è la bocca d’un dio crudele che ha ripreso vita
e vi culla tre giorni nella morfina della speranza
la barca è un astuccio rotto
non ha matite per scrivere l’emergenza,
a poche miglia dall’isola la guardia costiera
interrompe le morti in corso.
Lo sbarco nella notte di sale.
Eccoli, i minori non accompagnati,
hanno disubbidito al pilota
e intinto le mani nell’aorta del mare,
ora bagnano tutto quello che toccano,
sono spore da salvare
prima che volatilizzino.
Inseguo i vicoli dei tuoi pensieri
i fantasmi che li abitano,
i cappotti delle case sono fermi,
sui muri di Lampedusa
ci sono segni di palmi aperti
come l’alt a ogni vita sporcata
o una preghiera che non ha giunto le mani,
non hanno firma
e noi non sapremo mai, Ahmed,
su quale parete hai posato il tuo grido.