L’ironia è una cosa seria, rubrica di Natalia Bondarenko: Francesca Coppola.
Benvenuti nella rubrica che parla di cose serie: parla d’ironia. Perciò, benvenuti nell’ironia. Entrate dentro senza diffidenza e senza pregiudizi. Sorseggiate la leggerezza utile a nascondere (magari, per pudore) la profondità della vita, usate la vostra immaginazione e cercate di non prendervi troppo sul serio perché in questo spazio c’è posto per qualsiasi espressione ironica e anche quella, ancor più rara, autoironica: esagerata, colta, improvvisa, spumeggiante o docile e lirica.
Benvenuti nello spazio dove non troverete mai le poesie di Sanguineti, Szymborska o Bukowski. «Vabbè», direte voi, «non sarebbe mica male?» Ma di loro è già stato detto/scritto tutto e anche di più. Infatti, non c’è niente di nuovo, nessuna novità sconvolgente, nessun miracolo letterario, niente di codificato come 2.0, perché la poesia ironica esiste da sempre. Ma c’è una percentuale minima di poeti che la scrivono. Perciò, benvenuti nello spazio di pochi, scelti… e viventi!
(Come vedete, la battuta vale non solo per i pittori…) N.B.
L’ospite di questo mese è Francesca Coppola.
Francesca Coppola, classe 1982, nasce a San Giorgio a Cremano (NA). Si laurea in cultura e amministrazione dei beni culturali alla Federico II di Napoli, città nella quale risiede. Quest’anno è uscito per Lietocolle “Non togliermi il vestito” raccolta di poesie.
Risulta vincitrice del concorso Pensare scrivere amare 2017 nella sezione poesia inedita per adulti. Tra i semifinalisti Premio Rimini 2016. Segnalata al Secondo Premio Internazionale di poesia “Piero Alinari 2011”, tre testi sono stati pubblicati sulla rivista «Italian Poetry Review» 2011. Risulta essere fra i segnalati al Concorso nazionale di poesia di Sant’Anastasia” 2011, in qualità di autore locale. Suoi testi sono stati selezionati per l’antologia promossa dal concorso Napoli Cultural Classic 2012, per il poetico diario 2018-2017-2012 “Il segreto delle fragole”, Edizioni Lietocolle.
Cura il proprio blog personale https://francescacoppola.wordpress.com/ .
Nell’era della computerizzazione e dei social è facile perdersi e non ricordarsi. Ma a volte è facile anche ritrovarsi.
C’era una volta una ragazzina che sui social mi seguiva molto, aveva il piacevole nickname di un fiore e mi scriveva molto spesso. Io appena avevo iniziato a fare i primi passi nella poesia in italiano. Lei mi seguiva e questo mi dava una certa sicurezza nell’andare avanti. Non sapevo niente di lei, né dove abitasse né cosa facesse: qualche scambio di vedute sul mio modo di scrivere e sul mio coraggio. La cosa mi lusingava molto. Per il resto, la ragazza era molto riservata. Voleva sapere le cose e non voleva imporsi in nessun modo.
Poi, facebook vietò l’uso dei nickname e le persone hanno acquisito sembianze più precise. Lei per qualche motivo suo ha smesso di scrivermi, io non la trovavo più (nel frattempo la quantità dei miei amici virtuali è cresciuta a dismisura, molti dei quali si sono persi nel mare troppo ingombrante per la mia memoria che già da sola soffre di lacune profonde). In realtà non sapevo neanche che questa ragazza scrivesse poesie. Ma i conti si sono allineati quando lei ha vinto il concorso internazionale di poesia di Remanzacco, di cui sono la curatrice (il concorso è anonimo, i nomi sono nascosti fino alla decisione finale della giuria). Ma anche dopo aver deciso la sua vittoria, non riuscivo a capire di che persona si trattasse e così, tornando su facebook, ho capito che la vincitrice, Francesca Coppola, era proprio lei, la ragazzina dei miei primi passi in poesia.
Sono stata sorpresa sapendo che Francesca scrive da sempre e scrive molto. Un po’ insicura delle sue capacità e delle strade da scegliere (detto da lei), potrebbe già tranquillamente accomodarsi sugli allori: la sua poesia è assolutamente omogenea e matura, ha un suo stile molto preciso e non sbaglio se dico che ha grandi spazi per una crescita ulteriore.
Francesca Coppola tendenzialmente non è una poetessa ironica. Leggendo il suo libro appena uscito “Non togliere il vestito” (Lietocolle, 2018) non ho trovato niente che poteva soddisfare i miei gusti per questa rubrica; ho spronato Francesca a cercare alcuni inediti che lei aveva scartato, perché ho scoperto su internet un suo testo “nella muta sentenza dei numeri” che mi ha colpito molto:
nella muta sentenza dei numeri
se solo somigliassi a mia madre
avrei parole a spartitraffico per chiunque
avrei imparato ad urlare meglio
quando i pensieri resi carne e rabbia
avrebbero sciolto questa bocca inutile
se solo fossi stata vortice in una bibbia
avrei potuto capire le rose di santa Rita
ma nella muta sentenza dei numeri
un padre è solo un padre, mia madre
equipaggio e corona
“Se solo somigliassi a mia madre avrei parole a spartitraffico”… usa il verso a suo uso e consumo, lo strizza per bene e lo porta a dire con nettezza la forza dei suoi pensieri, rende la poesia attiva, con le parole che indicano una direzione, un verso, una strada… con grande maturità e maestria. La complessità dei suoi pensieri, complessità che vuol dire sempre, nel suo caso, anche e soprattutto profondità, non intacca il fluire ritmico dei suoi versi. Per cui, anche per esprimere concetti poetici difficile, lei trova il modo e il metodo per non annoiare.
La forza interna dei suoi versi, unita ad una grande capacità di sintesi, per cui in due o tre versi conclude il pensiero e apre spazi, messa sulla carta con una infinita ‘ironia subdola e un po’ doppia’ tipica della gente di Napoli e forse anche di tutto il meridione, indicano la cifra, la caratteristica in generale delle sue poesie.
scarso condizionale
Mi riavvolgi se ti precedo ecco la necessità di tatuarmi
la forza sulla pelle, se fossi stata più normale o più profana
donna di casa, in carriera, se fossi stata più intransigente
o meno compassionevole, più cane vicino all’oggetto
se mi fossi seduta, scegliendo di fatto quella panchina
accanto all’ordinario, magari decisa, sì, meno io
più la precisione di Paolo, per la presunzione di Antonia
diviso il coraggio di Lorenzo, forse ti sarei rimasta affianco,
a terra come calvario pronto a farsi storia rielaborata dai fedeli
ma sono Maddalena più Giovanna con un po’di Elisabetta.
Troppo da definire nell’ammucchiata dei ritorni.
Qua è da sottolineare la sua grande capacità di auto ironizzare, di prendersi in giro, una capacità e una propensione che non è davvero di tutti.
più prevedibile di uno zero questa somma, fatta di noi, senza riporto
metti un giorno di sfratti quando
sottraendo la casa dividendo le cose
che hanno svenduto la loro storia,
fatti i giusti calcoli parteciperemo
alla nostra assenza ed io finalmente
nel ruolo di me, raccoglierò tutte le bugie
in una scatola da portare in spalla, magari
ballando da sola quella nostra canzone.
La sua grandissima capacità di ironizzare sui fatti quotidiani è straordinaria. Questa poesia, nella sua costruzione perfetta, lascia intendere quante più cose possibili al lettore. Lo lascia imbambolato a pensare in quale direzione far andare i pensieri.
a parlar di giustizia
mi mafia e non arrende il suono al tatto
se vuoi stagliami baffi a qualche mento
apparecchiando ogni angolo
su, sfoglia il caffè al citofono
avorio su ventiquattro carati
che importa se fuori muore un’auto
Ci disarmiamo di arance, impiccando
cinque mesi all’ergastolo, probabile
incontrarti vendere ceppi con traccia audio
mentre ristrutturi alberghi, fra vigili
del fuoco, stringi inquietudine nelle mani
sempre e comunque a prezzo modico
Lei ha veramente molti campionari a disposizione. Non disdegna quello di natura sperimentale e il gioco di parole che è poi insito nel DNA della poesia; insieme al taglio dei versi e del significato, imbastisce una poesia di grande forza e leggibilità, una poesia che attira e che fa provare sensazioni uniche.
E brava Francesca in veste ironica, ma che sa comunque aprire spunti alla riflessione. Giovane autrice ma molto matura, non solo in quanto allo stile ma anche ai temi che la ispirano: lo dico dato che anch’io la seguo da tempo nei vari siti di scrittura on line. Ottima scoperta-rivelazione da parte di Natalia Bondarenko.
Complimenti!
Rosanna Spina (Versolibero)