Ri-conoscersi: Chiara Baldini e Filippo Bongiovanni.
Benedizione di chi scrive è trovarsi nell’occhio altrui.
Credo sia il primo motivo per cui decidiamo di esprimerci e nelle parole di spogliarci.
Nell’occhio di Filippo Bongiovanni ho fatto di più, per me e contro la solita me: mi sono lasciata trovare.
Qualche mese fa, Filippo ed io ci siamo incrociati con una semplicità quasi insolita, di questi tempi. Intrecciati, direi. Le dita a fare un’unica mano che ci porta avanti, ci pizzica e stringe il patto: mettere insieme quello che ciascuno sa e ama. Lui la fotografia, io la poesia.
Filippo ripete ogni giorno “Cosa sarebbe la mia fotografia senza un soffio di poesia?”, ma di versi ne ha già scritti in abbondanza con il suo obiettivo.
Sono comunque grata che siano stati i miei a farlo un po’ scintillare, a dargli voglia di vedersi di nuovo.
Di vedersi nuovo.
Per me Filippo è il vetro di una finestra, che mi riflette o mi lascia passare, a seconda della luce.
La parte curiosa del nostro scambio è l’immediatezza con cui lui trova immagini per i miei versi; me le propone, spesso scusandosi dell’apparente significato opposto.
Io invece, nel nocciolo, le trovo subito piene e complementari.
I testi su cui abbiamo imbastito la nostra linea d’onda sono quelli della mia prima scricchiolante silloge, in cui descrivo degli oggetti dimenticati in una soffitta. Mi piace trovare pretesti per parlare della malinconia. Qui, il fotografo ha strizzato spesso l’occhio mettendo di fronte all’oggetto un soggetto.
“Perché io lo vedo così, che ci posso fare?” mi ha chiesto più volte.
Nulla.
In fondo, in ciascuna di quelle cose impolverate ci sono io.
Questo è il nostro patto: ri-conoscerci, senza troppo pensiero e sforzo. Nuovi. CB
***
La scala
Con le movenze pie
e fame d’affetti materici
stancamente dismessi in un tetto
l’anima-Mosè
ascende già
dal passato remoto al Sinai legnoso
di polvere e penombra.
Intona un cigolio
pesando a ogni piede
marcato a fuoco: tavole incise
di comandamenti tarlati.
La terra promessa
in pochi passi.
***
Specchio
Lastra stampata.
Impressione metallica
che una figura
di ritorno così familiare
mi possa guardare
anche senza vedermi.
Che sia io a riflettere
in fondo
tanta intima estraneità.
***
Sedia a dondolo
Come non voler
declinare la fatica
sulla paglia croccante.
Andando come il seno
libera note di sirene
incise negli anelli
del legno reggente.
Su questo galeone
si beccheggiano anime marinaie
salpate da largo
a far pace in porto.
Esotica eco d’Oriente
il corpo ristora.
Fiore di loto schiuso
in un breve riposo.
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Carillon
Farsa di ménage minuscolo
se lui e lei
si perdono e si prendono
inscatolati in un valzer.
La caricatura
dalla carica
di una terza mano.
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Filippo Bongiovanni, in arte Benjo, nasce a Torino, in un taxi sull’onda del ‘ 69.
Da sempre avverte un feeling con la fotografia, suo modo di emergere dal bisogno creativo, di dare espressione e immortalità all’attimo nato nella contrapposizione tra le nuove generazioni e la realtà industriale torinese, grigia e omologata.
Benjo si è formato seguendo e immortalando band appartenenti alla scena punk hard core del nord Italia e catturando il dinamismo dei realtà apparentemente distanti, dai contest di skaters, a esposizioni ed eventi di moda. Perché tutto è immagine e carne. Colore o sua totale assenza.
Chiara Baldini, nata romana, cresciuta ferrarese e poi ancora capitolina, ha studiato chimica a Padova e attualmente vive a Ravenna. Solo da poco si dedica alla scrittura, in particolare alla poesia.Finalista al premio letterario “Ulteriora Mirari – 2012”, è presente nell’antologia “Fragmenta, Volume II” (Ed. Smasher). Altri suoi inediti hanno ricevuto la menzione della giuria al premio Renato Giorgi 2013, altri sono stati pubblicati in rete. Un suo racconto è incluso nell’antologia “Père-Lachaise. Racconti dalle tombe di Parigi” (Ed. Ratio et Revelatio, a cura di Laura Liberale). Da circa un anno fa parte del Gruppo 77 di Bologna.