da Archivio privato, poesie di Simone Marcelli.
Simone Marcelli è nato a Cagliari nel 1991. Di madre sarda e padre romano, vive da molti anni nella provincia di Viterbo. È laureato in Italianistica presso l’Università di Bologna. Dopo la laurea magistrale ha cominciato e poi abbandonato un dottorato in Letteratura italiana presso l’Université de Genève.
Attualmente tiene laboratori di lettura e scrittura creativa nelle scuole.
Le sue prime poesie compaiono nel volumetto, edito in memoria della strage di Ustica, Può fiorire anche la ruggine (Corraini, 2015). Sempre nel 2015 pubblica la sua prima raccolta di poesie, La giornata altrove, per i tipi di Giuliano Ladolfi Editore. Alcuni suoi inediti si trovano sulla rivista “Atelier”, marzo 2016. Nel 2017 esordisce in prosa con il racconto Ciclo completo di frittura, pubblicato nell’Almanacco 2017 della Quodlibet. È vincitore del Premio Elio Pagliarani 2017 con la raccolta inedita Archivio privato.
Da Archivio privato, che ha di recente vinto il premio Pagliarani, vi proponiamo cinque testi scelti per noi dall’autore e una poesia inedita.
Almeno di una settimana il ritardo, a quel giorno, certificato dal tagliando,
il ritardo di spedizione, conservato da mia madre, grazie a Dio: in ritardo,
dopo l’affido del tubo contenente i due o tre diplomi
arrotolati al servizio delle Poste, che ritardo, che però si appoggiano oramai
al lavoro di corrieri privati, spedisci sicuro con la nostra assicurazione,
in un passamano infinito delle nostre cose, per solo un euro e cinquanta,
in un passamano di cose, viaggia sicuro garantito per solo, e non finisce
il passamano, si passano le cose su e giù per le autostrade
transnazionali, si passano; un passamano consta di non meno, per solo un euro
e mezzo, di quattro passaggi prima e dopo il confine, basta fare il conto,
più alcuni contingenti e non previsti, come
per esempio il cambio al volante, dopo la sosta al bagno dell’autogrill:
(contro furto smarrimento sinistro o imprevisto smottamento del manto)
di queste mani alcuna traccia: parliamo insomma dell’utente, noi clienti paganti
(o furberia)
con le mani e pazienti, i palmi di mani congiunti, prima o poi
deve pur avvenire questa consegna, insomma!, il passaggio ultimo sperando,
sperando con le mani che nel tragitto tra Viterbo e Ginevra, poi,
non si perda il tubo nel suddetto
passamano o, perché no, l’intero furgone che lo porta, in uno svincolo,
la tua sicurezza solamente per un euro e cinquanta, passando la frontiera
o sotto cumuli di neve prima o dopo, non succede ma se succede?,
il tunnel. Prima o dopo
i cumuli nel tunnel i cumuli di neve e i benedetti diplomi, se succede?,
c’è chi li richiede impaziente, garanzia su titoli e indirizzi, necessariamente,
ma il faut patienter, necessariamente, c’è poco da fare, i tempi tecnici
necessari non dipendono da nessuno,
intanto pregare che si creda, non dipende, pregare la fiducia,
sulla parola, la butto
anche sull’onore, perché no?
*
Horizon Park, palazzi bianchi e vetrati, decorosissimi, il parco
davanti con i banchetti, poche conifere e l’area bimbi con gli scivoli,
con i trucchi e recintata, la videosorveglianza, semmai dovessero fuggire
dagli occhi dei genitori, occhi obbiettivi lenti
zoom
nel groviglio di corridoi dei palazzi, centinaia di appartamenti per ogni palazzo:
si capisce che il conto risulti semplicemente spaventoso per una mamma
mammina mamma premurosa che amore che vita per i bimbi amati recintati
nell’area trucchi per bimbi; l’aiuola per i cani (ICI JE FAIS CE
QUE JE VEUX), che meraviglia
per loro, recintata anch’essa e in disparte, però, per gli odori, si capisce,
le malattie, i germi, la proliferazione batterica, menomale per gli impianti
a circuito chiuso, menomale, e gli odori ovvero altrimenti intollerabili;
i molti transfrontalieri possiedono delle gran belle vetture,
per esempio Porche Cayenne bianche (targa GE), molte di queste
Porche Cayenne, ma tante proprio, ma quasi non ci sarebbe bisogno
delle automobili, vista l’efficienza del trasporto pubblico. Sulle grondaie
grigie e luminose la popolazione dei corvi enormi
e nerissimi: enormi corvi becco lungo becco nero quando non visti,
con il becco suddetto sabotano il sistema di drenaggio
dei condomìni, svitano le grondaie con l’avvicinarsi dell’autunno:
si avvicina l’autunno, l’ospite, dopo tre giorni: il pesce: spicciati
che si abbassa che l’ospite che arriva la bassa pressione, che arriva.
*
Il trucco per bambini, lo scivolo e la grata per arrampicarsi,
di notte che luce grigio-verdina lo contorna
trai tronchi di Place René Cassin: lo stesso identico attrezzo,
trucco bello complicato di tubi su cui giocano i bimbi,
di giorno. Cosa aspetta, in mezzo,
a notte piena? Il trucco bello complicato di tubi ovvero, in mezzo:
una ragazzina scappata, per esempio,
per esempio un padre in ritardo? O perché no uno straniero
con o senza permesso c’è poi da vedere, o per esempio
un giovane non giovane mammone bamboccione, impiegato
polivalente polimpiegato impolverato? O chissà
quale impermeabile squallido di un porco. Diridin din din
diridin lo squillo di un telefonino nella tasca di un tale
che passa nel mentre, pss
bisbiglia una sagoma scura e gobba, fare pss,
decisamente grossa tra le travi, confondere
l’età, al buio sembrano tutti dei bimbi, al primo buio
sembrano tutti bimbi che tornano, sono bimbi che tornano a casa
nel primissimo buio, segue a sette passi di distanza a passo svelto
guarda con gli occhi di paura a distanza, chi torna a casa.
*
L’ufficio anagrafe su questa costa che pure coglie l’incertezza
vocalica liquida la faccenda senza domande, circa i nomi balbettati
con incertezza che in questi casi è vocalica innanzitutto, la vocale
come spia come disagio come Giuda iscariota e l’impiegato ci scherza,
chiede sono forse caduti in mare? Intendendo i nomi che tardano,
non li avete traslocati?, le vocali come zavorra, ci ridono un po’ tutti
sull’evidente incertezza (la “o” di Simone
è chiusa o aperta, dipende), stando alle carte, però:
Io sottoscritto, qui presente
Marco
poi ecco il suo turno, nel nucleo a carico, fa con l’indice l’addetto,
vede, gli chiede, nel riquadro, il terzo spazio
conti il suo nucleo a carico, uno due tre, nucleo piccino,
ma guardi il numero non il peso!, e giù a ridere l’addetto,
ma tornando alle carte composto da:
Simone Marcelli (balbettato
“o” aperta, per scrupolo, decisamente andante)
La pratica basta a certificare il passaggio, basta e avanza, tornando
a casa in auto, chi prega a bassa voce scongiura il giorno scongiura
la domanda di giustificazione, quella è confusione ingiustificabile,
per esperienza si constata che quel balbettio basta alla carta,
misuriamo l’altezza misuriamo il nucleo lecchiamo il bollo
d’imposta ed ecco a voi il cambio di residenza, basta alla carta
quella confusione, controfirmata quel giorno, ma che non basta
per esperienza a nessuno, non a chi prega,
basta ai compagni di classe per qualche risata,
sono maligni i bambini ma ci hanno pure ragione.
*
Antefatto
C’era stato prima del resto l’arido susseguirsi sardo di campi
aridi e minacciosi, di campi morenti e coltivati susseguirsi
da vivissimi minacciosi uomini e vivissime minacciose donne,
gente cresciuta più là che qua minaccia cresciuta vivendo
sempre quasi morti quasi morta la minaccia: e rinsecchiti
dalla canicola e dagli sguardi dal cenno sotto ai berretti,
rinsecchiti dai berretti.
E tra quei campi una lingua straniera e natia e tra quei campi
altri pozzi neri e più asciutti di qua,
qua si propina ai bambini come lingua come racconto
come avvertenza, la storia della marroca nel pozzo, creatura arcana
dalla forma ignota ma certamente mortale, certamente anche là
popolati i pozzi da altri mostri rispondenti ad altri diversi nomi, ad altri
diversi mostri del tutto uguali e lì appostati per i bambini nativi
e non deportati, bambini solo partoriti,
per bambini benedetti da natali immutabili che portano dote
di lingua arcana, di abbecedario intimo sconosciuto
a un bambino x, poniamo, che taglia trasversalmente il mare, mi spiace,
è privato l’ABC. Tagliare
trasversalmente il mare ti taglia la lingua, di netto tranciata
e te ne rimane un mozzico, in bocca, e con un mozzico di lingua
non ci puoi fare niente, al più puoi decifrare i discorsi degli altri
e magari balbettarli in prova, i discorsi di chi vive in terra sarda
ben lontano dal mare e ha vivi e immutabili natali, ben lontani
i discorsi, ed è vivo e morto allora al contempo. I mostri
sono di chi parla una lingua sacra, ben lontani i discorsi
per chi parla la lingua comune dei mostri, l’idioma degli spettri.
L’italiano standard: no mostri, no pozzi, l’aria salubre, non c’è male
nell’italiano standard: non ci si muore sbranati non ci si busca
un colpo, non si muore, che radici aeree svelte, c’è quel poco d’umidità,
c’è quel tanto, si dura una stagione. Di certo non si vive:
mercanteggiare un sacco, barattare ciascun pezzo, un sacco
di mercanteggio per un qualunque altro pezzo alla bisogna,
un sacco di baratto, e quando poi si torna?
Alle terre bruciate di sassi, le zie immobili nel susseguirsi
nell’arido susseguirsi sardo di campi, indietro alle bruciate,
nel frattempo invecchiate più non credono le zie immobili
che almeno, ancora, il tuo comprendere il tuo dire più non credono
tra i vivi e i morti e i mostri, che non vanno distinti, senza discorsi,
immobili, è privato l’ABC.
*
(inedito)
Diamo per buona l’ipotesi che se ci pensate che monotonia
l’ipotesi del posto indeterminato, voi cominciate una mansione
ed è quella e questa è monotonia, diamo allora per buona l’alternanza
per esempio:
alternate il lavoro allo studio per esempio il lavoro allo svago
per esempio lo studio in fin dei conti è uno svago per esempio
otium secondo i latini a voi diamo per buono che vi garba
oziare sul divano, ipotizziamo invece piuttosto l’alternanza daccapo
lavoro-studio, ora prendete e alternate daccapo lavoro e svago
per esempio tot lavoro tot pisciate tot buoni pasto, consultare
prego il tabellario delle equivalenze dei buoni pasto col pasto
ora prendete e convertite, alternare lavoro e birrette la sera
vi garbano anzichenò le birrette la sera nei bar nelle piazze
poi lasciate i vetri nelle piazze e chi li raccoglie? Per esempio
alternate le birrette alla raccolta dei vetri la mattina all’alba
i vuoti allo studio lo studio ai vuoti alla formazione vuota
libresca, volete mettere il valore formativo del rapporto
diamo per buono il rapporto del datore che diamo per buono
il datore indeterminato in rapporto all’operatività multitasking
per esempio riferirsi verbalmente al datore per ipotesi al cliente
a una serie di clienti diamo per buona la serie di clienti
di datori cui riferirsi verbalmente in multitasking volete mettere
il valore formativo di questa pentecoste volete mettere
la possibilità di una formazione continua, sai altrimenti
che monotonia, volete mettere che diamo per buona l’ipotesi
traslocare una bella camera doppia condivisa, ciascuno il proprio
letto, eh!, incontrare molta gente da ogni parte del mondo
tutti uguali alla pari, eh!, è proprio un compimento democratico
questo stare in camere doppie o triple, se vedete
questa equivalenza multitasking della polivalenza dell’esperienza
formativa di riferirsi verbalmente di comprendere la catena
la piramide di obbedire di innovare rispetto alle possibilità
produttive, per esempio tu quanti menù taglia grande hai venduto
nel mese, quanti abbonamenti, quanti, tutti uguali dagli emisferi
da entrambi australe e boreale, democraticamente, incontrare
persone davvero disparate da parti disparate del mondo
vuoi mettere l’apertura la multiculturalità: si potrebbe per esempio
assaggiare delle cavallette, al vostro paese non le hanno mica mai
mangiate le cavallette ma vuoi mettere che realizzazione della mente
aperta libera che liberazione dal nostro provincialismo per esempio
smettere di essere provinciale e mangiare finalmente le cavallette
usare le cartine geografiche solo per appuntare i viaggi: e turistici
e professionali al contempo, per il resto non servono le cartine
se per esempio in Australia la comunità italiana vive esattamente
come sulla Penisola, eccezionali gli spaghetti australiani per esempio,
diamo allora finalmente per buono che potete vivere ovunque
formarvi di formazione continua, lavorare, ridere scherzare
ubriacarvi, abbracciarvi, ubriacare, mangiare mangiare mangiare.
*