Corpo striato, poesie di Riccardo Frolloni con introduzione di Enea Roversi

Corpo striato, poesie di Riccardo Frolloni con introduzione di Enea Roversi.

    

     

C’è, all’inizio della silloge Corpo striato di Riccardo Frolloni, una dedica asciutta, eppure molto coinvolgente. Quattro parole, seguite da un punto: A mio padre morto.
Prima ancora di leggere la raccolta, mi sono soffermato un momento sulla dedica: quelle quattro parole amare ed essenziali, impresse sulla carta ad inquadrare una tragedia, mi hanno colpito e insieme ad esse mi ha colpito il punto che le suggella.
Non è un punto messo lì a caso: indica la fine di un periodo, anzi di un’epoca (la morte di un genitore è sempre un accadimento epocale), quasi che il Riccardo poeta volesse rimarcare al Riccardo uomo, quindi a sé stesso prima che agli altri, il verificarsi di quella fine.
Le poesie di Corpo striato hanno titoli che ricorrono più volte (sogni, movimenti, materiali, preghiera) differenziati tra loro da un numero, come a formare un catalogo ragionato e commosso di emozioni e riflessioni.
Nel breve testo in prosa intitolato fasi I, II, III, IV e V  che è presente al termine della raccolta, leggiamo:“Ogni evento che conosciamo o di cui siamo a conoscenza, ogni evento, eccetto la morte, ha un passato e un futuro. Ogni evento, eccetto la morte, reca una promessa secondo cui la vicenda continua. Insistiamo in genere sulla causa accidentale della morte: incidente, malattia, infezione, tarda età, rivelando così una tendenza ad abbassare la morte da fatto necessario a fatto casuale. Ogni morte è la perdita di un mondo, ma c’è dunque un solo tipo di morte, la morte del tu, la morte in seconda e non in terza persona, l’esperienza della morte di secondo grado.” .
Si tratta della perdita di un mondo dunque ed è a questo mondo che Frolloni rivolge il proprio sguardo: attraverso i suoi testi assistiamo al momento del lutto, fatto di disperazione e incredulità, entriamo nelle stanze e nei luoghi familiari che non saranno più gli stessi (il dolore come fatto privato, il lutto allo specchio), conosciamo le persone e le strade del piccolo paese di provincia, microcosmo stretto e a tratti opprimente, ma allo stesso tempo legame inscindibile per il poeta.
È poesia che parla di quotidianità: ci sono gli oggetti, c’è la natura, ci sono i problemi piccoli e grandi che gravano sulle spalle di chi è rimasto.
È anche poesia del presente che si salda con il ricordo, laddove particolari all’apparenza insignificanti contribuiscono a tenere viva la memoria.
Si avverte in Frolloni come per lui la poesia diventi necessaria, così come necessaria è la frequentazione dei poeti (I primi a soccorrermi furono i poeti).
Corpo striato è sicuramente una raccolta poetica organica, che possiede un’anima ben definita: ci si augura perciò che possa trovare presto un editore che la possa pubblicare. ER

    

movimenti I

Ci fecero uscire tutti dopo l’ultimo sguardo,
non avevo mai visto il giardino così, la gente

stava in piedi dappertutto, guardavano noi
mezzi scemi, rimbambiti dal piangere, allora

davvero qualcosa era accaduto, prima
la macchia, il cielo, i pioppi intorno, gli stessi –

c’era mia sorella ad aspettarmi e con un respiro
raccolsi tutta l’aria di casa, ed era ancora casa.

*

movimenti III  

Quando riaprimmo il negozio era ancora tutto lì,
nessuno aveva consegnato i pantaloni accorciati, il vestito col tulle –

per mesi da dietro il magazzino
rumori di camice scartate, la scala di alluminio che si sposta da sola –

mia madre prima di entrare dice mi tremano le gambe
la sento poggiarsi tutta a fare le poche scale, la luce
                                                           quella bianca dell’estate.

Subito ci furono giorni di cose da fare, banche, assicurazioni,
e non una parola
                        come una spinta da dietro, da sotto le ascelle
ti porta, ti fa imparare alcune formule sempre buone:

esserci,

                        col fantasma che si aggira ovunque.

Tolto l’antifurto e accese le luci, tutto era ciò che era,
il negozio di una vita, gli dicevano
ci morirai qui dentro e invece no
è morto a casa, in bagno, mentre si lavava i denti

e non una parola, come sempre.

*

movimenti V

I primi a soccorrermi furono i poeti, mentre corro o volo
come in tanti sogni faccio salti grandissimi e posso con niente
raggiungerti,

                        io posso

ma tu non muoverti, resta a casa, fai
le cose che ci sono da fare, domani
sarà un altro giorno lascialo andare,
non interrompere il giro miserabile –

                          non esserti docile –

col collo spezzato mi dicevo vedi
non trovi in fondo a te una parola,

ma a parlare con un morto
perdi il pieno delle mani.

*

materiali XI

A giugno morirono in tanti,

si è impiccato lunedì
A. A. per il giornale, Gustì
                                   me l’hanno detto due giorni dopo
così che facesse meno paura,

il fantasma del suicidio poi ti accompagna come un’altra ombra
per una settimana la vedi scorrere rapida sotto gli oggetti

tutto è male
                        la vita è sofferenza

sai che non è vero ma devi ricordarlo
ricordalo,
                        non ha voluto il funerale
era una testa sfasciata dice
se avesse studiato sarebbe stato  

ed eccoci ora con le mani a serrare due volte le labbra
con le mani un po’ più deboli –

stringi più forte qualcuno stasera, ricalibra la vita.

*

preghiera I

Padre, tu che ora sei infinito
hai chiuso col passato, noi

invece ti cerchiamo nei frammenti,
nella ripetizione di parole, e sempre

sembri una poesia. Padre, dammi la forza,
fuori c’è un vento un vento un vento

strabico, come i pensieri.

*

(Poesie tratte dalla raccolta inedita Corpo striato di Riccardo Frolloni)

     

Biobibliografia

Riccardo Frolloni è nato nel 1993 a Macerata. Laureato in Italianistica, pubblica la sua prima opera Languide Istantanee Polaroid (Affinità Elettive Edizioni, vincitore premio “Le Stanze del Tempo” 2014 e finalista premio “Elena Violani-Landi”).
Ha tradotto l’ultimo libro del canadese Richard Harrison Sul non perdere le ceneri di mio padre (‘roundmidnight edizioni, 2018); e diversi altri autori come Ron Padgett e Frank O’Hara per alcune riviste.
Dal 2018 è direttore del Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna.
Ha lavorato per la School of Continuing Studies dell’Università di Toronto come lettore e assistente.

    

Riccardo Frolloni – in apertura Ksenja Laginja, Breviario del sangue, frame

 

2 thoughts on “Corpo striato, poesie di Riccardo Frolloni con introduzione di Enea Roversi”

  1. Auguro anch’io a questo poeta che non conoscevo, ma che ritengo molto promettente, che la sua Silloge trovi un Editore che la pubblichi e diffonda. Sono poesie di una freschezza indiscussa ma anche sobria, misurata; i sentimenti sono vivi e le persone che abitano queste poesie sembra averle conosciute, è facile quindi condividere le emozioni che hanno fatto scaturire questi versi di amore in memoria.
    Complimenti e auguri.
    Rosanna Spina

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