Distacchi e ombre di Giuseppe Vetromile.
Giuseppe Vetromile è nato a Napoli nel 1949. E’ vincitore di numerosi e importanti concorsi letterari nazionali. Ha pubblicato diversi testi di poesia, tra i quali, recentemente, “Cantico del possibile approdo” (Scuderi, 2005), “Inventari apocrifi” (Bastogi, 2009), “Ritratti in lavorazione” (Edizioni del Calatino, 2011), “Percorsi alternativi” (Marcus Edizioni, 2013). Ha poi pubblicato la raccolta di racconti “Il signor Attilio Cindramo e altri perdenti” (Kairos, 2010). E’ inserito in numerose antologie ed è inoltre citato in importanti pubblicazioni e saggi critici. Ha curato l’Antologia “Attraverso la città” per conto della Scuderi Edizioni di Avellino, e l’Antologia “Percezioni dell’invisibile”, per l’Arca Felice Edizioni. Ospita importanti testi poetici e relativi commenti sul suo blog “Transiti Poetici”. Suoi articoli, note critiche e varie recensioni, sono apparsi su diverse riviste letterarie nazionali e sulla stampa on-line. Promuove ed organizza eventi ed incontri letterari con il suo “Circolo Letterario Anastasiano”. E’ l’ideatore e l’organizzatore del Concorso nazionale di poesia “Città di Sant’Anastasia”.
– Circolo Letterario Anastasiano: http://circololetterarioanastasiano.blogspot.it
– Transiti Poetici: http://transitipoetici.blogspot.it
– Sito personale: http://pevet.blogspot.it
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Nel credo delle stagioni
Nel credo delle stagioni e delle piazze vado sfrangiandomi a dismisura
Dopo il tramonto avallare la mia ombra sui muri condivisi
sarebbe follia di reincarnazione
stante la nostra ala di luce appiccicata ad un sogno immateriale
(sfollati noi siamo dai reparti del supermercato appena una lieve
evanescenza di sudditi dell’economato a braccia tese
verso il rendiconto di finemese in fondo al purgatorio
il nostro valore fu in qualche centesimo di aurora oppure
nel quinto mistero gaudioso che si comprime tra le dita intricate
appallottolando tutto ciò che sa di sacrale)
Eppure mi ripiego spesso dietro il lumino e a sera
non visto
predìco l’abbondanza dei miti e dei segni poi
tramite l’almagesto mi pongo al centro delle cose
fiaccando ogni credenza
alla fine restando
solo ombra vacua di me
tra il tempo che produce attese infinite sui muri opachi
e dentro le crepe dell’anima
assolata
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Il mio asìntoto di luce
Non ho mai detto a nessuno di seguire il mio asintoto di luce
Quando il mattino floscio ridà il confine a noi affollati e obliterati
nel quartiere s’alza il viavai browniano
verso il recondito punto di raccolta amen
io mi scartoccio dall’incavo del cielo e vado da solo
verso la Domanda repentina
improvvisa
e improvviso un magma verboso che scende fino al cuore
apre squarci di possibilità in abbecedari inconsultabili
: mi darà da vivere quest’enfasi e la Risposta non retorica
(solo quella Parola dal creato si distacca
una sola Parola che basti per tutte):
raccoglierla scrupolosamente per i passi nuovi del domani
scordandosi dell’ombra vecchia
smorta sul muro del tramonto
nel riempire il mondo non si fa che attendere una dissolvenza d’amore
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Un referto di felicità
Un referto di felicità m’induce a progredire lungo i brani del mattino
aggiungendo nuove rime ai pilastri del breviario quotidiano
Ma noi abbiamo mia cara uno spigolo sghimbescio che alterna luce
ai primordi del buio camerale
quando inventa l’ombra una forma che si possa offrire
giusta
per dimensioni e incanto compatibili al nostro comprendonio
Dimidiati così tra cielo e suppellettili andremo franchi di fede
fino al prossimo mercato dove il companatico ci aggrada
(e abbiamo da pensare finalmente al finemese sgattaiolando
lungo l’informe pista dei compratori d’assoluto niente)
Distacchi e ombre :non altro siamo dentro il giorno
e va perpetuandosi un ingrato giro d’ore attorno a noi
mia cara
:vederti così attenta al grido della terra che ti inonda di verbali
sentirti le mani così piene di rumori
il cuore così duro
etichettato
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In abbondanza di miti
Ho appena conquistato un pugno di tempo da smaltirmi rilassato
sulla liquefatta balconata dopo aver rimesso in tasca
l’ultima ombra della cuccagna agguantata ieri in un effluvio
di sole abbacinante laggiù vedo un acero contorto e la luce
vi piove attorno come per accontentarlo :io e lui
non siamo che gravità occasionali impulsi di terra
raccontati al cielo infinito come una fiaba per dormienti
buoni e castigati
Noi si sa mia cara veniamo da vicine ombre
l’uno all’altra affacciato per sentire le cose con gli stessi sensi
e i riti riprendere per esorcizzare la malasorte
e viviamo della stessa spesa e delle stesse orme di storia
Nulla ci abbandona se non quest’ombra a sera e ci distacca la luna
dalle nostre orbite subliminali E’ vero :siamo fantasmi mia cara
che cercano speranza nel buio corridoio
tra una stanza e l’altra
in abbondanza di miti scritti sulla nostra pelle di consumatori a sbafo
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Il più delle volte
Ma il più delle volte ci regala un sorriso di luce calda il sole a perpendicolo
sui nostri burrascosi inciampi e le nostre vettovaglie appaiono
bianche e splendide in un agguato di materia latente nelle pieghe dei contorni
Il più delle volte il tuo viso è lontano dall’irrealtà del tuo apparire
: mia cara sei così fluida e leggera in questo conguaglio di tempo
(tra la morte e la vita non c’è che un pensiero d’amore)
Sarebbe bello il crederti crisalide pasquale che sublimi la tua polvere
in un orgasmo di cieli e terre nuove e tu come Pirra
daresti vita ai funebri sassi di carne che dietro i tuoi passi
vanno ricrescendo
Oh ma tu sei ombra non già distaccata dal superficiale fiato terrestre
sei ombra come me e gli altri
in cammino perenne verso dove
e il cielo sa cosa precipitare
Il più delle volte
è solo un incubo la mano sta sulla maniglia la valigia è colma
la porta è solo da aprirsi
in abbandono di luce la casa la meraviglia d’un tiretto di ricordi
la zia il nonno le trapassate cose di famiglia
un evento sbiadito oltre il muro del pianeta
e noi non siamo mia cara che un illustre sogno di carta : fantasmi
che pretendono riconoscenza
tra distacchi e ombre in perpetuo riciclaggio
Ringrazio Claudia Zironi e tutta la redazione di Versante ripido per aver ospitato in questo bellissimo e pregevole spazio letterario la mia poesia.