I gatti dei poeti: versi di Giovanni Peli, Valeria Serofilli, Blumy Sotis, Michela Zanarella.
Vi proponiamo il punto di vista sul tema del mese di diversi autori, con una sola poesia a testa, a esemplificazione e dimostrazione di come la parola poetica possa fornire una molteplicità di spartiti aderenti a un medesimo assunto:
Vieni qui se ti vuoi addormentare
di Giovanni Peli
Vieni qui se ti vuoi addormentare,
vicino a questi occhi che vedi tristi
e freddi, gatto nero ed irreale,
contemplami come fanno gli artisti
e continua per gioco a spezzettare
i miei draghi di carta. Tu capisti,
già dal nostro primo incontro fatale,
la mia natura segreta. Rapisti
il mio cuore inferiore e i suoi problemi,
lacerando la maschera congenita
che porto, come quando mi hai graffiato,
perenne monito alla mano umana.
Voglio la grazia di cui sono pieni
i tuoi gesti: il senso di essere nato.
Finestre vestite
di Valeria Serofilli
E’ un patto tra due mondi:
tra me nella cucina e il gatto fuori
perché le mie finestre son vestite
da tende tirolesi poco ornate
che non coprono e che si vede fuori
Così dalla cucina vedo lui, e da fuori
si vede me che sto all’interno
In sere come questa, in cui il vapore
caldo fuma esalando da pentole su fornelli,
e si appiccica al vetro e fra le tende
mi pare ancora più statua di ghiaccio
quel micio bianco ai miei vetri accanto
Sta fermo anche per ore ad aspettare
un gesto o forse solo un complimento
che se apro non entra
Od entra solo
per trovare un po’ di quel profumo
che esalando da pentole e fornelli
s’appiccica al vetro e fra le tende.
(Dall’opera prima “Acini d’Anima”, Pisa 2000)
Al mio gatto
di Blumy Sotis
un campo di vibrisse verticali
le tue pupille spalancate come spighe
dentro la tua scatola chiusa di cartone
ti arroterai le unghie
giocherai con me a nascondino
in questo cielo di maggio incostante
mi ascolterai attento
mentre cerco ancora tracce di te
nelle ciotole in buon ordine perdonami
perdonami perdonami nella terrazza
nella cesta nel
c
u
s c
i
n
o
***
Eri qui, presenza ormai dolente e silenziosa.
Qui:come un mio braccio poggiato
sul bracciolo del divano.
Il mio respiro e il tuo all’unisono
ed eri caldo, mute parole d’occhi,
le mie false promesse d’infinito.
Ora ci son soltanto spighe alte,
fiori selvaggi e la pioggia
a sgualcire la tua piccola casa di morte.
Potrai, scavando con le unghie nell’eterno,
nasconderci quest’ orfanezza nuova,
il tuo muso da clown
(l’occhio birbante e quello buono)
tu, creatura felina con le ali?
TIMPANO FELINO
di Michela Zanarella
Mi superano le fusa
e nel silenzio
che affiora in vibrissa
mi piego ad amare l’ombra
del tuo pigro e precoce
impastare e sfogliare velluti.
Se ti chiamo
ecco un vibrare assorto
intorno alle caviglie,
il calore che s’ adagia
in fiati congiunti.
Ti sollevo
a grembo limpido
e nel tuo timpano felino
dimentico l’umore opaco,
la foce della notte
che mi curva di solitudine.
Ringrazio la cara Claudia Zironi e la Redazione di VR per il post.
Dedico ai lettori questo mio altro inedito sull’amato felino, complimentandomi con Peli, Sotis e Zanarella per i loro testi.
“Saggezza”
Donami del gatto/ la saggezza dello scatto
e la potenzialità
di quel suo balzo
sedia-sofà.