Landai, rubrica di Marco Ribani: Anassim

Landai, rubrica di Marco Ribani: Anassim.

   

   

E’ il 28 di Settembre e io sono qui a Bologna nei Giardini del Guasto dove, nell’ambito delle tre giornate dei 100mila poeti per il cambiamento, si terranno le letture dei Landays. E’ una cornice inquietante, una minuscola oasi di radici d’albero e cemento, tipico frutto di una follia urbana, chiamata ad ospitare le voci delle donne, di coloro che sono capaci di generare la vita.

Le donne sono venute numerose, l’oganizzazione della infaticabile Pina Piccolo, e dell’amica Vittoria Ravagli ha dato i suoi frutti. Gli scritti fatti pervenire dalle singole donne e dalle associazioni sono già un piccolo tesoro. Ci sono anche tre uomini e sono bene accolti. La lettura scorre fluida sotto l’attenzione del pubblico. Poi arrivano loro le donne migranti dell’associazione Annassim qui rappresentate dal gruppo di egiziane appena tornate dai giorni caldi del loro paese. E l’atmosfera cambia. Queste giovani donne portano parole non incipriate, portano invece parole di dignità, di rabbia, di un grande desiderio di libertà per avere un futuro. In arabo Annassim significa brezza del mattino, risveglio ben augurale e i landays che vengono letti esprimono proprio questo. Un vento nuovo scuote anche tutti noi. Nei Giardini del guasto. A Bologna.

Il mio pensiero va alla ragazza dal reggiseno blu, volutamente scoperto ed esibito non dalle femen, ma da rudi poliziotti che infieriscono su una ragazza inerme per umiliarla sulla strada. E invece che umiliazione quelle foto viaggiano su Internet, quel reggiseno blu diventa un simbolo di lotta. Sotto forma di stencil murale invade le città egiziane. La ragazza intervistata in ospedle non dice il suo nome e non vuole commentare. Le foto parlano per me. Se avesse scritto un landay sarebbe stto grosso modo così

Non rivelate il mio nome
Io sono ciò che avete visto, ciò che mi hanno fatto

Penso a questo mentre ascolto queste ragazze che leggono le loro parole con fermezza e passione.

Io guardo le loro mani e so che sono capaci di piccoli miracoli. Queste ragazze hanno un’abilità manuale impensabile per una donna occidentale, almeno quelle delle ultime generazioni. Sono bravissime a cucinare, a ricamare, a usare l’henné, e i loro tappeti fanno restare senza fiato. Sono velocissime nella tessitura e il risultato prende vita piano piano per poi lasciare a bocca aperta per la meraviglia. Le loro parole intanto scorrono e alla fine si soffermano sull’orrore di una ragazza stuprata nella piazza principale del Cairo e poi lasciata nuda e chiusa in un auto alla vista di tutti, una gogna in chiave moderna.

Dopo avermi umiliata
mi hanno chiusa nuda nell’auto sulla piazza

Ma ecco i landays che hanno letto.

   

Sono madre e figlia
donna in tutto, egiziana nel dolore

*

Il mio paese, il mio Egitto
distrutto dalla ferocia del potere

*

Il fuoco brucia case
arte culture civiltà esseri viventi.

*

Hanzma 4 anni
mima spari e feriti. Sa che non è un gioco.

*

Aria irrespirabile: fumo e polvere
sabbia e fuliggine su capelli e volto
candore sulle nostre anime

*

Fratellanza dittatori militari
servi assassini dei veri “faraoni”

*

Per la libertà: morte, esplosivo
annientare volontà e idee di rivolta

*

La colpa più grande nella rivolta egiziana?
Essere donna

*

Corpo, pensieri, sesso di donna.
Sono paura e vendetta per il potere.

*

Violenza sessuale stupri di gruppo
Come punire meglio una donna in rivolta?

*

Corpo femminile come bersaglio
Dilaniarlo, oltraggiarlo, annientarlo…E’ piacere per il

*

Sara e le altre gridano libertà
Denudate, stuprate, legate sono esposte ai passanti

*

Ogni donna ribelle chiamata puttana
E’ pericolo per regime e governanti

*

Stuprate, oltraggiate, annientate, offese.
Nessuno ha pagato.

*

Graffiti sui muri, graffi colorati di donne senza parola
della memoria megafono di libertà

*

Sono in Italia.Italiana con figli italiani.
Lacerata dall’atroce dolore.

*

A piazza Tahair per la libertà
la più grande emozione della mia vita

*

Ho urlato con donne: giovani, anziane, coraggiose, forti
io donna egiziana immigrata in Italia.

BOTERO

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