Mondo in versi: the poetry journalism, rubrica di Benny Nonasky

Mondo in versi: the poetry journalism, rubrica di Benny Nonasky.                  

                                 

                             

Ci sono cose che producono errori, errori plateali e quindi visibili e travolgenti. E gli esempi superano le previsioni; le conseguenze oltrepassano le aspettative. Le cause sono tante, ma comunque ripetitive e scontate. E allora perché: perché distruzione, kamikaze, tangenti, kalashnikov, petrolio insanguinato, disgelo dei ghiacci?

Sul deserto del tempo, ogni cosa prende origine, diventa leggenda e, furiosa, si estingue. A suo modo. Epoche, uomini, natura. Tante, troppe storie ammassate dentro un perimetro tondo così esageratamente grande da risultare minuscolo per le voglie di tutti – noi, loro: esseri eccitati e ingordi come porci davanti a ghiande verdi sparse su d’un suolo di vergogna.

Tunisia, Yemen, Palestina, Egitto, Nigeria, Libia, Giappone. Libertà. A suo modo: ricerca di libertà.

E bombe e sorrisi e unità d’Italia come ulcera tenuta a bada e sempre sulla stessa linea di dolore da un secolo e mezzo (senza mai una lacerazione; senza mai una vera frattura).

Poeti, dottori, politici. Nessuno insegna. Nessun rimpianto. Forse compassione. Forse un diluvio di niente per la paura di sentirsi compromessi. Lo siamo già, vigliacchi.

Il silenzio. Questa silenziosa assenza – anche se il culo è dove sempre è statoa -, è delitto, è un suicidio coscientemente accettato. In massa.

Boom.

<<Sentimento. Datemi sentimento.
Scrivo col sentimento. Non dirlo.
Lo so. Ma domani è ancora oggi.
Tunisia, Yemen, Palestina, Egitto, Nigeria, Libia, Giappone. Sud, Nord. Italia.
La poesia ci salverà.
Sì, ma i poeti ci stanno uccidendo.>>

Boom.

Tutti vogliono essere registi. Ma a nessuno interessa molto il ruolo degl’attori. Ognuno segue il suo copione. Ognuno vuole imporre il suo copione. Poi qualcuno fa dei passi indietro. Si fanno inciuci di qua e di là. C’è chi si scopre nudo e adora sentire il vento solleticargli le cosce. Chi gioca a carte con gli orchi del passato. Chi conta i suoi errori ancora accesi come un firmamento fomentato da perenni fulmini violenti. E il tempo avanza con i suoi colpi secchi e precisi.

Nel frattempo le acque si inquinano e i bambini devono far navigare le loro barchette di carta su letti sfatti dove c’è il calore di corpi vestiti di tomba e nostalgia.

Ferite come squarci a zig zag tra il catrame e il cemento di città sempre più alte e troppo sicure di sé.

Ma tutto è sotto controllo.
La nube passerà. I cibi ritroveranno il loro autentico sapore.
Sembra una gigantesca commedia.

E c’è chi dice che dovremmo camminare col mitra tra le mani perché nella notte gelida i disperati non sanno dove andare a dormire.

<<Vogliamo ridere. Tu fai pensare.>> Mi hanno detto.

Sentimento.
Zero somma zero.
Sentimento.
Virgola seguito da 1 = Infinito.
Sentimento.

All’Italia, a Bengasi, al Giappone, a Xiaobo, a Saviano, a Gratteri, ai vigliacchi, ai poeti, eccetera eccetera: Buon natale.

Sternenfall

.Sognare.

Dammi tre colori e
saprò dipingere ogni cosa.
Il nero per i contorni.
Il bianco per la sostanza.
Il rosso per la vita.
Poi tutto andrà da sé.

Mi dici che è irreale,
che su quell’unicorno azzurrino
hai scorto il drappello della morte
sulle spalle di quel cavaliere
che bussa porta per porta
divulgando l’amore supremo di Dio.
Dici pure che ora tocca al mio palazzo.
Tocca a me andare ad aprire.
E cosa dovrei fare?
Ho cambiato diversi appartamenti
e più corro e più sono stanco.
E allora, se oggi tocca a me,
mi difenderò.
Oggi, se tocca a me, combatterò.
Fino a quando sarà. (e sarà)

Già da Gerusalemme
si innalzano canti funebri.
Sono già pronti.
E non nasconderti neppure dietro la notte,
ti dico, anche lì giungerà.

Siamo vulnerabili
come l’ingenuità di un fiore.
Ecco a te un mazzo di rose.
Gli è toccato per amore.
         (Spero sempre la morte abbia un senso)

Puoi dire che è irreale.
Puoi dire che non serve.
– la linea che lega il cerchio
                          non può staccarsi –
Ma ho sognato un deserto senza aridità.
Ho visto Gerico luccicare e rinascere
sotto le porte musicali di Damasco e
ho capito che non serve
come invece può servire.

Combatterò. Fino a quando sarà.
Anche per te.
Non aver paura. (e sarà)

Dammi tre colori e
saprò dipingere ogni cosa.
Il nero per i contorni.
Il bianco per la sostanza.
Il rosso per la vita.
Poi tutto andrà da sé.

1929_04_The Great Masturbator, 1929

Mondo in versi.

La Storia umana è racchiudibile in pochi passaggi, brevi momenti o gesti di comando, “ciclica” come afferma Kundera, kafkiana, intrisa di dicotomie e disfunzioni biologiche, ricordi in lapide e feti in ostaggio di un peccato primordiale e perpetuato in un costante crescendo, dove “l’Assurdità regna e l’Amore perde” come scriveva Camus. […] In questa rubrica parlerò della Storia umana. Lo farò con il verbo della poesia, il linguaggio che più mi appartiene e più mi soddisfa. Sarà una poesia di fatti, surreale, ironica, drammatica. Come il mondo. Dove l’amore è il racconto dell’odio, di quello che non si vuol vedere, dove l’estetica e la parola sono impegno e denuncia.

                        

 

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