L’Oceano Indiano visto da Goa, in India, e dalla costa africana del Kenya. Poesie di Caterina Davinio.
Dedicato a Goa (La sera)
E senza più destino porgevo orecchio ai suoni
respiravo aere maligno
pieno di stelle
allietata dai ritmi e dal male
come un menestrello, un giullare drogato dai tamburelli;
bruciami, dissi,
nulla temo
sono naufrago senza zattera tra le onde
vedo il cielo come pennellate di pece graffiata
e mi chiedo se sponde lontane degne di approdo
porgano al dannato naufrago una riva
degna del delirio,
e m’innalzo alle vette
e m’inabisso agli inferi
delle tue sabbie tiepide.
***
E le baracche flebili sulla spiaggia
di sabbia fredda, dura, malcerta,
notturna e ignota;
rovinare ubriachi
nel buio
in compagnia degli dei.
***
Solitary birra (Calangute, Goa)
Sfuggivi all’orizzonte
nuovo come lo strascico di stelle
di una dea
il firmamento e le sfere
occhieggiarono sulle striature del tramonto
accarezzato da venti tiepidi
ero come un cane alla catena
che guarda lontano
i cani sognano forse
sentono ossa rotte dal bastone e dal tedio
e pregano di fronte al tramonto
ero dio massacrato dall’odio degli uomini
e una foglia stretta nel ferro
ero spezzata dal singulto estenuato della sera
scappavo come un forzato dalla Bastiglia
verso l’orizzonte rosa
allietato da riccioli di vento
dietro la prospettiva della tovaglia tra le canne
ero dio quando ci guarda
ero radici nell’umido bosco di felci
pregai a mani giunte verso il tramonto rosa e azzurro
corsi verso la riva mite
dove la piccola onda
mi disse
pace.
***
Palolem (Goa)
Sbarcammo dall’astronave
come alieni
ammalati dall’atmosfera
del pianeta,
ma qui
dove tempo rallentato
dilaga nel ritmo
sonnolento
di voci e sguardi
c’era stato il monsone,
e poi era passato,
voci attenuate,
e voi ci attendevate pigri e pazienti
come la lingua di sabbia
sotto lunghe ombre del tramonto
surreale di dicembre.
C’era stata tempesta,
crinali d’acqua rabbiosi
e venti come imperatori
a cavallo con gli eserciti
congiunsero cielo e terra
raggi gialli filtrarono
tra cumuli bassi
come fari allucinati
ma poi rimasero quell’onda placida
di riflessi lenti nel crepuscolo
e il rosa e il grigio sfiniti.
***
Africa
Seppi che eravamo la Terra
il nostro
pianeta
festoso
di forme
e che per sempre
saremmo stati
nella pelle rugosa
dell’immenso animale
Oceano,
che tuonava lì
con i suoi venti
e freschi serpenti di corrente
segreti,
ci lambivano
il corpo
con scaglie d’oro nell’acqua
ora calda
ora mossa
ora placata
ora violenta frusta
di schiume lucenti
sui nostri piedi umili.
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Le poesie “Dedicato a Goa (La sera)”, “Solitary birra (Calangute, Goa)”, “E le baracche flebili sulla spiaggia” sono tratte dal volume Aspettando la fine del mondo (Fermenti, Roma 2012). Le poesie “Palolem (Goa)” e “Africa” sono inedite, tratte dalla raccolta Alieni in safari.
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Caterina Davinio (Foggia 1957). Dopo la laurea in Lettere si è occupata di arte dei nuovi media come autrice, curatrice e teorica. Tra i pionieri della poesia digitale, è la fondatrice della net-poetry italiana. Ha esposto in centinaia di mostre in numerosi Paesi del mondo, tra queste sette edizioni della Biennale di Venezia ed eventi collaterali, cui ha collaborato anche come curatrice, le biennali di Sydney, di Lione, di Merida, di Liverpool, di Atene, e molte altre. Inclusa in pubblicazioni italiane e straniere d’arte, letteratura e avanguardie, ha ricevuto premi in Italia e all’estero per l’attività letteraria e artistica. Sue opere poetiche e saggistiche sono tradotte in inglese.
Ha pubblicato i romanzi Il sofà sui binari (2013), Còlor còlor (1998); per la saggistica: Tecno-Poesia e realtà virtuali (2002) e, sulla net-poetry, Virtual Mercury House (2012); in poesia: Aspettando la fine del mondo (2012), premio Astrolabio per l’originalità del testo; Il libro dell’oppio (2012), finalista nel XXV Premio Camaiore e tra i selezionati del Premio Gradiva, New York; Fenomenologie seriali (2010), terzo classificato nel Premio Carver e menzione speciale nel Premio Nabokov; Fatti deprecabili. Poesie e performance dal 1971 al 1996, Premio Tredici 2014.
http://it.wikipedia.org/wiki/Caterina_Davinio
Molto suggestive.
Un mondo lontano e mitico in questi versi… ecco l’Africa, l’India, destinazioni di viaggiatori che, giunti in quei luoghi come stranieri, quasi “alieni”… si lasciano andare in un’estasi sicuramente “maledetta” (rovinare ubriachi / nel buio / in compagnia degli dei), alla potenza della natura, alla bellezza, e perdono, o ritrovano, o cercano, un sé più vero.
Respiro cosmico.
Meraviglia per chi è stato in quei luoghi e anche pe coloro che non ci sono stati, meraviglia