Tentativi di dialogo sulla felicità, di Agata Bui

Tentativi di dialogo sulla felicità, di Agata Bui

 

      

“Spiegami la parola felice”, dirò “Non voglio le loro perifrasi, le loro circonlocuzioni, voglio la parola pura, la parola terrificante, voglio la parola: felice”.

Yasmina Reza, Una desolazione
traduzione di Sergio Claudio Perroni
Bompiani Milano, 2001

             

LEI: Assenza di desiderio?
LUI: Forse, ma non nell’accezione negativa che diamo in occidente.
LEI: Desiderio appagato? Sogno realizzato?
LUI: Non solo. Non necessariamente.
LEI: Dunque non ci sono parole.
LUI: Ma sì, ci sono sempre parole. Si procede per parentele, per somiglianze.
LEI: Come essere sopravvissuti ad un disastro?
LUI: O per negazioni.
LEI: Non è ebbrezza. Non è euforia.
LUI: O per definizioni. Prosperità. Soddisfazione. Tutto scorre. Tutto gira bene.
LEI: Un bisogno primario, quindi. Provare piacere. Fisico. Fisiologico. Qualcosa che ha a che fare con la conservazione della specie umana.
LUI: Culturale, anche. In tutti i tempi. In tutte le epoche della vita. In tutti i popoli. La vita facile. La vita bella.

LEI: Era un diritto, nel tempo magico. Qui ed ora. Sulla terra.
Poi, nel mondo di dio, della colpa, è diventata un premio da riscuotere dopo la morte.
LUI: Nel mondo magico l’uomo era un bambino.
LEI: Non mi sembra sia cresciuto. Solo, semplicemente invecchiato.
LUI: Questa me la scrivo.

LEI: Un’idea di benessere prolungato. Un’immagine, allora.
LUI: Sì, forse questo. Un archetipo. Universale.
LEI: Ammesso che sia un concetto planetario, l’interrogarsi sulla sua esistenza e cercare di definirlo, è un passatempo delle classi dominanti. Il bisogno intellettuale di cercare le risposte da sempre appartiene a quelli con la pancia piena.
LUI: E poi la felicità assoluta può essere solo un concetto, un’astrazione. Nella vita esistono solo piccole felicità relative.
LEI: Davvero originale. Questa me la scrivo io.
LUI: D’altra parte è sull’aspirazione alla felicità (quindi sulla sua assenza) che si basa il progresso umano. Le arti. I viaggi interstellari, l’esplorazione del cielo, la letteratura.
LEI: Forse, sarebbe valsa la pena di vivere ancora nelle caverne.
Regole di comportamento?
LUI: Non apparire mai troppo felice, con se stessi, ma soprattutto con gli altri.
E se il caso vuole, non averne paura.
LEI: Scrivo anche questa.

LEI: Resta il fatto che non sappiamo dirla. Ciò che non sappiamo nominare non esiste.
LUI: L’ultima deve sempre essere tua.

        

             

Emiliano Barbieri, Cile

 

 

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