Emma è bene quando ride e quando piange, inediti di Guido Cupani con nota dell’autore

Emma è bene quando ride e quando piange, inediti di Guido Cupani con nota dell’autore.

     

    

Quando è nata mia figlia mi sono accorto dell’esistenza del male. Non che prima non ne sapessi niente; semplicemente pensavo non mi riguardasse. I miei mali erano tutto sommato dei piccoli mali. Anche dopo l’arrivo di Emma hanno continuato ad esserlo. Ma la colpa dell’umanità, quello che alcuni chiamano peccato originale, è diventato anche una mia colpa, e non più soltanto in teoria: mi sono ritrovato tutt’a un tratto responsabile del mondo di fronte a una creaturina che quasi spariva nella culla. Qualsiasi bruttura sarebbe potuta entrare anche attraverso di me in quella piccola vita e sconvolgerla. La cronaca restituiva episodi del genere con cadenza quasi quotidiana. Ero terrorizzato dalla possibilità del male che si annidava anche in me – possibilità che aborrivo, ma che non per questo cessava di esistere.

Nei primi mesi ho scritto molto. La quantità di rime esatte testimonia forse un bisogno di trovare solidità e risposta nella forma. Ho preso per la prima volta una posizione politica in poesia dedicando un pezzo in forma di sonata all’assedio di Gaza del 2014. Ma i testi più immediati sono quelli in cui ho semplicemente cercato di restituire la mia nuova scoperta del male e l’impossibilità di risolverla da solo.

È stata Emma a risolvere il problema per me. Mi ha insegnato che il bene non è necessariamente uno sforzo e può essere perfino spontaneo. Richiede impegno, questo sì, ma un impegno assolutamente naturale: basta smettere di considerarlo come un’irraggiungibile cessazione del male e della sofferenza. Se decidiamo di indossarlo in questa forma scopriamo che è perfettamente disegnato per il nostro corpo. Emma è bene quando ride e quando piange, quando si spalma la pappa sul viso e quando sospira nel sonno; perfino quando dice di no. È una grande lezione vederla accettare il mondo senza preconcetti ma con occhio critico, come chi è appena giunto dal non-mondo e deve inventare sé stesso da zero. È bello sentirle dire frasi come «mi dai un po’ di gorgonzola buono buono che mi piace tanto» e «la luna è la mia piccola bambina». È bello ascoltarla, punto. Anche per questo da qualche tempo ho smesso di scrivere di lei. Dopo la paura e la foga dell’inizio ora preferisco rimanere in silenzio, in contemplazione.

Le poesie che ho scelto sono per lo più inedite. Era bella… è apparsa su Zenit Poesia (La Vita Felice 2015). L’ultima della serie è stata scritta poco più di sei mesi fa per il secondo compleanno Emma, ed è pensata perché lei possa leggerla da sola al più presto. GC

***

Guido Cupani è nato a Pordenone il 29 giugno 1981. Lavora presso l’osservatorio astronomico di Trieste e vive a Portogruaro. Dal 2014 è papà di una bimba di nome Emma.
Ha pubblicato la raccolta di poesie Le felicità (Samuele Editore, 2011; seconda edizione 2015) e la plaquette Qualcosa di semplice sulla neve (Edizioni Culturaglobale 2013). Per Samuele Editore ha inoltre tradotto dall’inglese le sillogi Nel santuario e Gifted–Beneficato di Patrick Williamson; di quest’ultima ha curato anche la prefazione. Una scelta di otto poesie è stata selezionata per la pubblicazione nell’antologia Zenit Poesia 4×10 (La Vita Felice, 2015); è presente anche nelle antologie Blanc de ta nuque, vol. 2 (Dotcom, 2016), Non ti curar di me se il cuor ti manca (Qudu, 2016), Novecento non più (La Vita Felice, 2016) e Smerilliana 19 (The Writer, 2016). Sue poesie sono apparse online su numerosi siti, fra i quali Nazione indiana, pordenonelegge.it, Blanc de ta nuque, Versante ripido, Poetarum Silva e Perìgeion, e in inglese su Circumference–Poetry in Translation (nella traduzione di Patrick Williamson).
Ha ottenuto il primo premio ai concorsi “Giuseppe Malattia della Vallata” (ex aequo, 2015), “Renato Giorgi”(sezione cantiere, 2015), “Albiatum” (2016) e “Poesia Onesta” (silloge in italiano, 2016). Ha letto alla “Festa di poesia” (Pordenone; 2010, 2011 e 2016), ad “Acque di acqua” (Gorizia, 2013; Topolò, 2015), al “Brda Contemporary Music Festival” (Šmartno, Slovenia, 2015) e a “Tu se sai dire dillo” (Milano, 2016).
Collabora alle riviste online Perígeion e Fare voci–Giornale di scrittura. È membro di giuria del Premio internazionale “Castello di Duino”. È inoltre membro dell’associazione culturale “Porto dei benandanti” di Portogruaro, con cui gestisce l’organizzazione del festival Notturni di versi. Cura il blog Guido Q (http://guidoq.wordpress.com).

***˜ ™

38 giorni

E ora mi scopro responsabile del mondo
mio piccolo che non ho messo in ordine
in tempo per il tuo arrivo

E come potrò dirti quando anche tu sarai del mondo
troppo grande io mai cresciuto abbastanza
che anche in punta di piedi non ci arrivo
«allacciati le scarpe rimetti in ordine
la tua stanza?»

*

–34 giorni

Stiamo per darti alla luce
ma mi chiedo se non sia più luce
dove sei tu
che una mamma ti circonda da ogni lato

ma non lo sai
e non so neppure io, nato fra i nati
qui fuori
da cosa siamo circondati

*˜ ™

–32 giorni

Era bella la campagna orizzontale calpestata dal sole
sullo stradone che andava al mare. Era bella la sua voce
sopra le borse della spesa che prometteva se fate i bravi
stasera faccio le patatine. Era bello il sabato dopocena.
Era bello contare le auto dal balcone io le rosse io le bianche io le blu
e alla fine la sua. Era bella la stracciatella calda e l’erba cipollina
i denti di leone raccolti a mazzi sul sentiero che scendeva al lago
finché morivano in mano. Era bello il Don Camillo
della buonanotte. E poi era bella la domenica
che non pioveva mai e il giornalino
comprato sulla porta della chiesa
e andare in pace.

Questo è il bello che hanno messo non sapendolo
come un grano sul mio palmo
perché lo avessi tu.

˜*

29 giorni

i

Nessuno tiene la testa del
barbone sulla panchina dell’
alba perché non cada di
lato di traverso al
sonno come cadono tutte le
teste d’uomo quando ricordano
d’essere ancora teste di neonato

     

ii

Apre gli occhi la mia bimba di dieci giorni
nella luce dell’alba come a chiedermi chi sono
e io le tengo una mano sotto la testa e il sonno
mi chiude gli occhi e la mia testa cade di lato
Questa testa che Nessuno dall’alto dei cieli
così teneramente
tiene

˜*

3 mesi

C’era una volta
                                 a scodella capovolta,
                                 le due mani a coppa a racchiudere,
                                 il bicchiere che spegne la lucciola

C’era una volta
                                 di paura blu cieca la notte,
                                 le stelle punture di spillo
                                 per guardare di là

C’erano a volte
                                 domande da spingere in fondo alla tasca
                                 e copiare le mosse imparate
                                 la fronte, il petto, il ginocchio

C’erano volti
                                 di bocche e di occhi sbarrati,
                                 valvole a chiudere il mare
                                 di sopra dal mare di sotto

C’è ora una vol ta
                                 in fran tu mi per ter ra
                                 e una cup ola d’impal cature
                                 che ci vuole felici e contenti

dove
                                 c’era una volta

*

11 mesi

Per quando imparerai il prima e il dopo

Scusami se non ho appurato prima
che cosa viene dopo
questa vita che ti ho dato

      

Per quando conoscerai il bene e il male

Scusami se ho guardato solo al bene
di chiamarti ad essere, non al male
di chiamarti ad esser stata

     

Per quando ripeterai l’avemaria

Scusami se non ho riempito in tempo
di spirito le parole che ora cercano
nuovo fiato attraverso le tue labbra

*˜ ™

24 mesi

Due anni, e non ho ancora
trovato le parole

…ma le hai trovate tu:
TelefonoOggi sole
Macca rossaSapchette
sia quelle un poco scure
Emma piancePolola
sia quelle chiare chiare
SciloPiscinaNonni
piccoline se serve
PilliniC’settini
giganti alla bisogna
– BUONGIORNO! – TRENO! – WOW! –
che neanche il dizionario
ha spazio a sufficienza
HosònnoLatte muòno
e via via costruendo
Mamma bela belissima
Papà su, baccio, lole
a meraviglia – Io sono
Emma Cupani mia –.

Ascolto e prendo nota.
Non ho più lingua madre.

Ormai ho una lingua figlia.

               

Room, Lenny Abrahamson, 2015
Room, Lenny Abrahamson, 2015

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