Intervista a Barolong Seboni, a cura di Marisa Cecchetti

Intervista a Barolong Seboni, a cura di Marisa Cecchetti.

   

   

Barolong Seboni è uno dei più importanti poeti del Botswana (Gaborone 1957). Insegna seboniLetteratura Inglese presso l’Università di Gaborone. Alcune delle sue poesie sono state da  me tradotte in Italiano e pubblicate dall’editore LietoColle nel 2010 con il titolo Nell’aria inquieta del Kalahari.

Ho proposto a Barolong alcune domande per conto di Versante Ripido.

      

Il libro “Nell’aria inquieta del Kalahari” raccoglie poesie tratte dal tuo “Lovesongs” (Poesie d’amore) e da “Windsongs of the Kgalagadi” (Canti del vento del Kgalagadi). Quali sono i più importanti temi di queste raccolte?

Lovesongs (1998) è una raccolta di poesie d’amore che ho scritto in un periodo di circa vent’anni. L’idea di raccoglierle e pubblicarle mi fu data da uno scrittore e poeta angolano di origine portoghese che incontrai negli anni ’80 ad una Conferenza di scrittori in Ghana o Zimbabwe, non ricordo. Lui era stato influenzato dalle poesie d’amore di Pablo Neruda. Nel libro Lovesongs cercavo di esplorare i modi diversi in cui quell’emozione mi si presentava e come io rispondevo. Le poesie non trattano solo di amore romantico per una donna, ma anche di amore per mio padre, amore per la gente nera di tutto il mondo, amore per la musica e le canzoni, amore per gli amici; alcune sono sull’amore tradito e l’amore perduto.

Invece Windsongs of the Kgalagadi (1996) è una raccolta di poesie su diversi temi a cui mi sono interessato fin da quando ho iniziato a scrivere, più di trent’anni fa. Queste sono poesie ambientate in Botswana e tramite esse cerco di portare il lettore attraverso la situazione sociale, politica e geografica del Botswana. Cerco di usare delle metafore, simboli e immagini che sono specificatamente associati al Paese, alla sua gente ed alla sua cultura.

       

Questi due libri sono stati pubblicati parecchi anni fa. Che cosa è cambiato fondamentalmente in questi anni in Botswana e nei Paesi vicini?

Molte delle poesie di Windsongs of the Kgalagadi sono state scritte in un momento in cui una larga parte dell’Africa meridionale, specialmente quella che ora corrisponde al nuovo Zimbabwe, al Sud Africa, Namibia, Angola, Mozambico, erano sotto un governo coloniale e l’apartheid. Razzismo e segregazione erano molto cattivi, infatti i Bianchi razzisti erano protetti dalla legge per opprimere i Neri e farli lavorare per loro. I Neri non potevano votare. Tuttavia il Botswana era una democrazia multirazziale. Qualcuno la descriveva come “la Terra di pace circondata da un mare di tumulti”. Ora nel sec XXI il Sud Africa e la Namibia ci hanno superato in termini di forza delle loro Istituzioni e Costituzioni. In Windsongs non tutte le poesie sono di protesta politica. Alcune sono semplicemente una espressione della vita sociale e delle tradizioni del Botswana e di quanto l’urbanizzazione e l’educazione occidentale stiano lentamente erodendo la nostra cultura e tradizione.

     

Che cosa apprezzi o critichi della storia e della cultura europea?

La cultura europea è storicamente molto forte da noi. In molti casi è molto distruttiva. E’ molto forte anche l’influenza del Cristianesimo. Molti in Botswana non riescono a parlare di cultura e moralità senza riferimenti al Cristianesimo e alla Bibbia, ed ogni maggior evento nazionale ufficialmente comincia con una preghiera. Preghiamo anche per la pioggia guidati da un ecclesiastico, mentre prima del colonialismo i re Batswana erano maghi della pioggia nei loro regni. Questo conflitto tra la cultura europea e la nostra cultura locale si può sperimentare in tutti gli aspetti della vita quotidiana. E’ il tema più importante della moderna Letteratura Africana. Gli effetti del colonialismo europeo sono molto forti e profondi in Africa. Ci resteranno a lungo perché sono anche psicologici, così come sono sociali, culturali e politici. E tutto ha a che fare con l’economia.

      

Come hai conosciuto la tua traduttrice? Nell’aria inquieta del Kalahari ti ha dato la possibilità di venire a Roma. Quali le impressioni di questo viaggio in Italia?

Seboni nel Kgotla- recinto  sacro- con Daniela Toschi
Seboni nel Kgotla- recinto sacro- con Daniela Toschi

Nell’aria inquieta del Kalahari è una tua traduzione delle mie poesie dall’inglese, Marisa Cecchetti.

Ti ha parlato di me una turista italiana che era venuta spesso in Botswana e più tardi è diventata una mia cara amica, Daniela Toschi. Lei allora mi raccontò di quanto le era piaciuto il mio libro Windsongs of the Kgalagadi, e che te lo aveva passato e che tu ti eri mostrata interessata a tradurlo.

E’ stato grazie a questo libro che sono venuto in Italia alla fine di un inverno, ed era molto freddo per me. Ma le mie ospiti – Marisa e Daniela- mi hanno portato a pranzo al ristorante!

(N.d.r.: Seboni è stato a Roma il 21 gennaio 2011, ospite dell’evento Ritratti di Poesia che si è tenuto al Tempio di Adriano. Era introdotto da Ennio Cavalli e premiato come rappresentante della poesia Africana. Poi è stato a Lucca alcuni giorni. In quella occasione ha incontrato gli studenti del Liceo Maiorana di Capannori ed intorno al suo libro è stato creato un evento culturale al Palazzo Ducale di Lucca.)

    

Proponiamo ora una poesia di Barolong Seboni:

Worry

A corm of worry
like a pimple,
itches
on the face of a juvenile
entering the anguish of adolescence.
It grows like a foetus
throbbing and kicking
primal questions of
survival and existence
stillborn in dark alleys
and political rallies:
will I complete school?
where will I work?
who fathered my shame?

Worry,
like a goatskin exposed
to hail, wind and sun,
crumples
the hard-worn face of the elder
cracked like a field
overploughed but unattended.
On her brow furrows a frown
at the prodigality of the towns:
Will my son come back?
How will I till the lands?
When will the cattle come home?

*

Inquietudine

Un cormo d’inquietudine
come una pustola
prude sulla faccia di una giovane
che entra nel tormento dell’adolescenza.
Cresce come un feto
che pulsa e calcia
le domande primarie di
sopravvivenza ed esistenza
natemorte in vicoli scuri
e riunioni politiche:
finirò gli studi?
dove lavorerò?
chi ha generato la mia vergogna?

Inquietudine,
come una pelle di capra esposta
alla grandine, al vento, al sole,
raggrinza
la faccia forte consunta della più vecchia
crepata come un campo
troppo arato ma trascurato.
Sulla sua fronte si scava un aggrottar di ciglia
alla prodigalità delle città:
Ritornerà mio figlio?
Come dissoderò le terre?
Quando tornerà il bestiame?

                     

Theda Bara 1885 - 1955
Theda Bara 1885 – 1955

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