Sacro, poesie di Gianluca D’Andrea

Sacro, poesie di Gianluca D’Andrea.

   

  

Gianluca D’Andrea, poeta, traduttore e critico. Nato a Messina il 23/09/1976, laureato in Lettere Moderne con una tesi su Magrelli e il rapporto tra poesia contemporanea e mezzo informatico, insegna nella scuola media.

Alcuni testi sono rintracciabili in varie antologie (tra cui: Conatus, Bamako Edizioni con prefazione di Roberto Carifi; Mosse per la guerra dei talenti, Fara Editore, 2007 – a cura di Marco Merlin; Registro di Poesia #3, Edizioni d’if, 2010); poesie, traduzioni e recensioni in riviste (Vertigine, Ciminiera, Lo Specchio della Stampa, Il Domenicale, Sagarana, La Mosca di Milano, Testo a fronte, Tuttolibri, Poesia, L’Immaginazione, Ali, Fermenti, La Clessidra, Atelier) e sul web. Ha partecipato a rassegne, festival, letture, in tutto il territorio nazionale. Ha curato con Vincenzo Della Mea l’antologia Verso i bit(Lietocolle, 2005).

Pubblicazioni: Il Laboratorio (Lietocolle, 2004); Distanze (2007, scaricabile al sito http://www.lulu.com); Chiusure (Manni, 2008); Canzoniere I (L’arcolaio, 2008); Evosistemi (Edizioni L’Arca Felice, 2010).

Finalista al Premio Cetonaverde Poesia 2011.

salsa_cubana

***

Sacro

   

   

Nothing that is not there and the nothing that is.

W. Stevens

   

I

   

La sera al ritorno a casa

il fatto che tu possa realizzare la sorpresa

di esserci nel trasporto dei nostri desideri.

Fuori un cielo di terra e il vento

che scuote di continuo le piante sul terrazzo,

il tuo viso, accarezzandoti,

stringerci e dire le nostre parole,

l’estremo privilegio di amarci come gli uomini fanno.

Sulle nostre dita, in nostra figlia

il rito esorcizza la scomparsa,

anche qui tra i mobili, i libri,

andiamo a restringere i nostri bisogni

e un bagliore riempie i vuoti.

Le tue contrazioni,

il fumo di una sigaretta alla finestra

mentre altre luci preparano vite vicine,

a qualche metro il vento

trasporta particelle al resto cresciuto nel nulla.

Le nostre salive si mescolano

confermando il legame, la promessa,

tutto il senso del mondo nel gesto

che ci accomuna nella distanza

e in questo istante ci avvicina.

salsa-bionda-e-nero

***

   

II

   

Notte, l’aria ferma delle cinque

è una bacheca e il lampione

dalla finestra della cucina esegue

le sue intermittenze.

Manuela ha ripreso sonno

proprio ora che il mattino si fa spazio

e un primo chiarore scompensa il buio precedente.

Sto sospeso nei miei pensieri e malesseri

ora che la vita è accennata

ed accenna a restare.

salsa_cuba

***

   

III

   

Poi anche la vita si risveglia

in movimenti definitivi,

il gatto nero nel giardino insegue i piccioni

che tubano e svolazzano fuori dai nidi.

Una ragazza e un cane salgono le scale

e più distante il cinguettio dei passerotti.

Maggio in questo scorcio si colora di fiori,

ancora, al passaggio della prima automobile,

la luce è più alta, i lampioni ancora accesi,

nessun confine anche se la soglia

della finestra mi incornicia in una dimora.

Il mondo sopravviene

muovendo il suo circuito di relazioni

e disposizioni infinite.

salsa

***

    

IV

   

Pioveva il giorno della tua nascita,

riuscivo ad osservare poche luci

gli stop dei motorini,

il tragitto da una parte all’altra della città

tra i lampioni e la pioggia di terra.

Il quattro giugno duemilaundici

ti ho vista per la prima volta separata da chi mi accompagna

e ho visto te respirare nel dolore

la nuovissima aria, sconosciuta,

il tuo primo trasloco.

Ho ricordato la mia solitudine

nel momento in cui senza protezione

ti lanci nella vita che ti accade.

Piccola estranea, fibra che si estende

lontano

dal nostro incontro,

adesso ti tocco per conoscere i confini

e rispettare le tue soglie.

                A Sofia

cuba

***

    

V – Dalla soglia

   

La ricerca fuori dalla gioia,

ricordi quando discutemmo la protezione?

non è il potere ad inoltrare quei gesti,

la debolezza dei corpi a sfregiare l’anima

di ogni uomo, la paura che chiede gli occhi

e le mani negli attraversamenti del dolore.

Si aprono le membrane della ferita a un lascito –

testimonianza di questi giorni insieme,

tutti i nostri giorni sono insieme

nelle ultime curve di un paesaggio di sole

in cui si espande il mare che devasta lo sguardo;

in quell’istante le dimensioni si assottigliano

e le violenze e l’ottusità sono riassorbite

in altri spazi.

Reminiscenze e residui intagliano

parti microscopiche di mondo

e l’elastico del mare rientra

nelle mani sul volante.

L’attenzione alle curve

perché le spine non entrino dai finestrini

a ferirti. Mi fermo

affinché nessuna forza ti escluda

dal contatto esiziale e germinante di ogni dolore.

havana rakatan

   

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